SPIDER-MAN:
SCHIZOFRENIA
di Michele "Mickey"
Miglionico
Introduzione
Questo è l’ultimo story-arc dell'Uomo Ragno della cosiddetta “fase uno”,
dove si sciolgo tutti i nodi che ho personalmente (e non Mackie, Kavanagh o
altri) intrecciato in tutta la serie. Buona lettura!!
Capitolo
ventunesimo
HALLOWEEN
"Su, mortali, destatevi.
Il dì rinasce, torna la verità, e partonsene le immagini vane"
G. Leopardi, "Cantico del gallo silvestre"
31 Ottobre.
Attico della Wave Tower, New York.
Peter Parker si è finalmente recato in Florida per convincere sua moglie a
tornare a New York, insieme alla loro figlia May.
Così, Ben Reilly e Sarah Finn sono rimasti soli in casa Parker.
- Ti vedo triste, Sarah…
- Lo credo bene… l’uomo che amo sta tornando da sua moglie. E’ tempo che inizi
a fare le valigie… anche se non ho intenzione di desistere così facilmente.
- Ti capisco, ma… cosa hai intenzione di fare?
- Continuerò a giocare la carta che ho usato finora… i vostri segreti.
- Sei proprio bastarda, Sarah…
- Grazie del complimento.
- Ma come? Io e Peter ti vogliamo bene, ti abbiamo accolto in casa nostra con
tutta la disponibilità possibile… e vuoi ripagarci in questo modo?
- E’ proprio perché il mio affetto per voi è smisurato che non voglio perdervi.
- Sapevi che sarebbe successo, prima o poi… non dimenticare che, in ogni caso,
con tutta probabilità, mi trasferirò a S. Francisco… e… se tutto va bene, con
la donna che amo.
- Già… la ami tanto che non ti sei fatto scrupoli a venire a letto con me – Ben
vorrebbe replicare all’accusa, ma la ragazza continua – ad ogni modo… come puoi
amare una donna che senti solo per telefono?
- Innanzitutto perché la conosco molto bene fisicamente… e poi perché… abbiamo
troppe cose in comune. E’ stupefacente.
- Hai sentito che Peter si è lamentato dell’ultima bolletta del telefono…
- In qualche modo lo ripagherò… ma ne è valsa la pena. Si è praticamente
convinta a venire con me in California… sempre che io abbia vinto il concorso e
che l’amico di Peter possa facilitarmi l’ingresso nel corpo di polizia…
- Dai… mi hai detto che tutte le prove sono andate bene… e poi a giorni si sapranno i risultati. Dopo
tu ed Helen potrete serenamente decidere…
- Mah… penso che andrò a farmi un giro, per schiarirmi le idee.
- Con quale costume?
- Nessuno… voglio camminare un po’, come una persona normale. A dopo – la
saluta, accarezzandole la testa. Indossa una giacca e chiude la porta di casa
dietro di sé.
Mezz’ora dopo, Ben rientra a casa, dopo la rilassante passeggiata, che lo ha
fatto riflettere molto. Ma nota subito che qualcosa non va. Sebbene saluti
Sarah con voce squillante, la ragazza non accenna a rispondere. Non appena
raggiunge il soggiorno, lo scenario più traumatizzante della sua vita gli si
para dinanzi agli occhi.
Nella stanza c’è Janine Godbe, il grande amore della sua vita, che in teoria
dovrebbe essere in carcere a scontare l’omicidio del padre: le è stato
strappato il cuore. A mani nude, evidentemente. Il suo corpo esangue è stato
scaraventato sul candido tessuto di un divano…
”Ma come…?!” cerca di pensare, nonostante lo shock. Vede solo il rosso del
sangue dappertutto. Gli gira la testa.
- Bello spettacolo, eh? – dice a sorpresa una voce familiare alle spalle.
Ben si volta. E vede ciò che non dovrebbe.
Kaine.
- Cosa? Ma tu…
Ben è attonito: lui e Kaine condividono lo stesso corpo… come può essergli di
fronte?
- Magia! Mi sono finalmente liberato di te… mi sono vendicato dei tuoi soprusi…
e non è ancora finita. Mi prenderò anche la tua vita.
Il barbuto clone lo guarda dritto negli occhi e misteriosamente la mente
dell’uno si trasferisce nel corpo dell’altro.
L’improvviso cambio di punto di vista, le aliene sensazioni del corpo di Kaine…
Ben riesce a malapena a stare in piedi dalla confusione.
- Ma cosa…?
- Sempre magia, caro Ben. Ora ho la tua vita. Marcirai in galera… perché hai
ucciso il tuo grande amore.
Un’agghiacciante risata pervade la stanza. Poi Kaine si avvicina alla sua
antica nemesi e l’atterra con un pugno.
D’Spayre aspettava da mesi questo momento. Ha pianificato tutto da
molto tempo, non appena ha scoperto di poter attingere ad una miniera d’oro.
La Wave Tower è diventata la sua Torre della Disperazione, il luogo
mistico da cui prende piede la sua nefasta influenza. Questa giornata è
perfetta per la sua caccia. Non solo è misticamente favorevole agli interscambi
tra dimensione fisica e spirituale, ma molti ragazzi si cimenteranno in
ridicole sedute spiritiche. Quando i suoi poteri allucinatori faranno credere
loro di essere riusciti ad invocare gli spiriti dell’oltretomba, la
disperazione, la paura e lo sconforto si impossesseranno di loro. E la sua fame
di energie psichiche verrà ampiamente saziata.
Ma ha scelto quest’edificio non a caso. Al suo ultimo piano, dimora un essere
che ha già avuto occasione di incontrare due volte e che adesso si trova in una
condizione più unica che rara. Ben Reilly, che ha preso illecitamente controllo
del corpo di Kaine. Le torture mentali che subirà saranno indicibili.
Miami,
Florida. Aeroporto.
Peter
Parker è da poco sceso dal suo aereo. In realtà, una persona comune non sarebbe
mai salita su un aereo, nelle sue condizioni. Non dopo che sua moglie ha perso
la vita in volo, e non dopo aver toccato con mano l’orrore del World Trade
Center. Ma non parliamo di un uomo comune: è l’Uomo Ragno. Ha un sesto senso
che lo avverte dei pericoli. Guidato da esso, può con relativa facilità
risolvere qualsiasi eventuale problema, a bordo. E’ addirittura
un’assicurazione, per gli altri passeggeri.
Per questo non ha avuto problemi ad arrivare in città in questo modo; del
resto, ha molta fretta di rivedere sua moglie e sua figlia. Diavolo, come ha
fatto a resistere finora? Il primo anno di vita della sua piccola May gli è
stato rubato da Norman Osborn. Non appena è riuscito a riabbracciarla, ne ha goduto
neanche per un paio di mesi; dopodiché Mary Jane gliel’ha portata via per un
periodo ancora più lungo. Si sono sentiti ogni giorno, anche più di una volta,
ma non è stato assolutamente lo stesso. Come ha potuto permetterlo?
E’ quello che continua a chiedersi anche una volta salito sul taxi che lo
porterà in centro. Ha tutte le intenzioni di tornare nella Grande Mela con la
sua famiglia.
- Sono venti dollari, signore – dice il conducente, una volta fermatosi
all’indirizzo fornito.
Peter lo paga e scende dall’auto, tremante. A pochi metri da lui, c’è casa
Watson.
”Fa’ un respiro profondo, Spidey” pensa, prima di bussare.
E’ la dolce Anna ad accogliere il Ragno.
- Peter! Sei arrivato! – dice, abbracciandolo calorosamente.
- Ciao, zia… tutto bene?
- Benissimo, grazie… soprattutto adesso che sei arrivato. Ti aspettavamo con
ansia… vieni, vieni, chiamo le ragazze.
Quando Mary Jane e la piccola May si presentano al suo cospetto, il fiato di
Peter si mozza, le parole gli si smorzano in gola. Le guarda esterrefatto.
Nessuno parla, imbarazzato.
La bambina corre verso il padre, al suono di “Papà!”, e gli abbraccia una
gamba.
- Piccola – sussurra, mentre si piega per prenderla in braccio. Quando si
rialza, il suo sguardo si incrocia con quello di Mary Jane. Ed è costretto a
rompere il ghiaccio.
- Ciao, Mary Jane… sono felice di vederti.
- Anch’io… mi sei mancato – gli confessa, aggiungendosi all’abbraccio tra padre
e figlia.
- Be’, io vi lascio soli… se avete bisogno, sapete il numero del mio cellulare
– dice frettolosamente Anna uscendo, dando a malapena il tempo di salutare.
I tre si siedono, Peter inizia a giocherellare un po’ con sua figlia.
Casa
Parker.
Quando
Ben Reilly riprende i sensi, è molto confuso. Ricorda cos’è successo, l’orrore
di cui è stato spettatore. Ma la realtà sembra in contrasto con i suoi ricordi.
Si tocca il volto: la sua pelle è liscia, non è nel corpo di Kaine. E
l’appartamento sembra nel suo solito stato.
Sarah Finn rientra in casa in quei momenti.
- Ehi, Ben… che ci fai lì per terra? – gli chiede, carica di buste.
- Io… devo essermi addormentato sul pavimento… ho fatto un orribile incubo.
- Sicuro di stare bene?
- Lo chiedo io a te – le dice, rialzandosi e fissandola negli occhi – presto
perderai tutto ciò che hai conquistato! Peter tornerà con Mary Jane… con la
bambina… e ti sarà impedito di vederlo ancora!
- No!! Non è vero!
Il solo pensiero la fa impazzire. Perché Ben la ferisce in questo modo? La sta
tenendo ferma con la sua forza ragnesca, ed incalza.
- Non potrai fare niente per impedirlo…fattene una ragione… è il tuo destino,
amare ed essere respinta! Il tuo affetto non verrà mai corrisposto da nessuno!
- No! – grida la ragazza, in preda ad un dolore che non vuole sostenere. La
verità le fa un male atroce.
Per questo preferisce divincolarsi dalla presa di Ben, dare una violenta
testata contro il muro, perdendo i sensi e trovando la pace.
Casa
Watson.
-
Ehi, piccola… lo sai che giorno è, oggi? – gli chiede suo padre, deformando la
voce. May risponde con un’espressione perplessa – E’ il tuo compleanno! Auguri,
amore – le dice, baciandole la guancia per mezzo minuto. Mary Jane sorride.
Il
Ragno prende uno zainetto che aveva portato con sé, lo apre e ne estrae un
pacco regalo.
- E’ per te, tesoro…
Il volto di May si illumina quando prende tra le mani il dono e lo scarta, con
avidità.
E’ una bambola di Wonder Woman.
La bambina ne sembra contenta, visto che inizia subito a testarne la
snodabilità.
- Grazie per il pensiero, Peter – dice Mary Jane – ma, per curiosità… vuoi
abituarla già da adesso al mondo dei supereroi? – gli chiede sarcasticamente.
- Meglio iniziare subito, no? Del resto, da quando è venuta la luce, è stata
sbalzata in questo mondo, drammaticamente…
- Se penso a com’era diversa la nostra vita due anni fa… - riflette la donna, pensando
al giorno in cui ha partorito May.
- Già… a tratti, molto più drammatica.
Sebbene il compleanno di May sia motivo di festa, è inevitabile che i due
genitori rievochino uno dei giorni più drammatici della loro vita, quando Ben
Reilly venne ucciso da Goblin e la piccola May fu rapita.
- Lasciamoci alle spalle il passato… il trentuno ottobre è il compleanno della
nostra bambina. Punto.
- Sono perfettamente d’accordo… - conferma la rossa, mentre osserva suo marito
e sua figlia giocare amabilmente. - Si vede che è affezionata a te… come se non
vi foste mai separati.
- Certo… nella sua mente, le sono stato accanto fin dalla sua nascita… grazie a
Judas Traveller. Ma per me… è tutto molto più doloroso.
- Non dirmi questo, Peter…
- Perché non dovrei? Sono stato io ad essere lasciato e abbandonato, dopo aver
rischiato la vita per riavervi con me!
- Peter, io non ti ho lasciato! Mi sono solo presa un po’ di tempo, per
riprendere fiato da… dal turbine di avvenimenti che ci stavano sconvolgendo la
vita! E per darti il tempo di abbandonare definitivamente la… tua seconda vita.
Spidey deglutisce, imbarazzato.
- Che ingenua sono stata… pensare che ci saresti riuscito. Ormai ci ho
rinunciato completamente, sai?
- Mary Jane… anche se abbiamo una bambina da allevare… io continuerò ad essere
l'Uomo Ragno. Non certo per il senso di colpa. Ho affrontato i fantasmi del mio
passato e ho ricevuto il perdono e la benedizione di tutti[1]. Non mi sento più colpevole per la morte di zio
Ben, di Gwen Stacy e di tutte le persone la cui vita è stata rovinata o
spezzata dalla mia esistenza. Ma c'è ancora il mio senso di responsabilità, a
spingermi, e quello non può togliermelo nessuno.
- Perché? Adesso hai la certezza che esiste una vita ultraterrena... perché
darsi tanto da fare per salvaguardare l'esistenza umana su questo mondo?
- Posso anche avere questa certezza, e ce l’ho da quanto ho incontrato Kraven,
dopo la sua morte… ma nell'universo sono in moto forze che nessuno di noi potrà
mai capire. Ci dev'essere un motivo per cui dobbiamo trascorrere una vita
fisica. Ma non so qual è e sono sicuro che non lo scoprirò mai. Immagino che
neanche tu sappia dirmelo, pur essendo stata dall'altra parte.
- No.
- E' questo il punto. Devo fare il possibile per proteggere il prossimo, perché
c'è un senso a tutto questo, anche se non posso coglierlo.
Mary Jane lo abbraccia: Peter ha ragione.
- Ma – riprende il Ragno - non posso non ammettere che per me, il costume, è anche una droga.
Quando lo indosso, divento un altro, tutte le mie insicurezze vengono
insabbiate e viene a galla tutta la mia positività... è un po' come prendere
dell'ecstasy, se ci penso bene – dice, guardando in alto in segno di
riflessione.
- Gli effetti collaterali sono simili, però. Ma finché non mettono al bando i
vigilanti, come in quel fumetto che mi hai fatto leggere[2]…
la differenza tra il costume e gli stupefacenti è che il primo non è illegale.
- Non prendermi in giro...
- Sono maledettamente seria, Peter. Quante volte hai deciso di smettere? E poi
ci sei ricascato? Ormai ho accantonato del tutto questa speranza, ho capito le
tue motivazioni, sia le implicazioni morali che ti spingono, sia il bisogno
psicologico di cambiare, ogni tanto... ma questo non vuol dire che non sia
preoccupata per te. Fare il tuo mestiere è rischioso. Fa male alla salute.
Letteralmente.
- Perlomeno cerco di fare del bene, mentre mi "impasticco".
- Questo te lo concedo ed è l'unico motivo per cui ho smesso di ribellarmi al
tuo alter ego. Davvero. L’unica cosa che invoco… è un po’ di prudenza. Per
diminuire le possibilità che May diventi orfana del padre.
- Ciò vuol dire che… tornate a casa?! – deduce raggiante Peter.
- Sì… anche se non domani.
- Come? Perché no?
- Al telefono non te ne ho voluto parlare… e non entrerò nei dettagli neanche
adesso. Per scaramanzia.
- Di cosa parli? E da quando sei scaramantica?
- Da quando mi sono resa conto che, per quante cose belle mi ha regalato la
vita, spesso c’è qualcosa che rovina tutto.
- Mi annoterò anche questa… allora, perché non vuoi tornare adesso?
- Dammi due settimane, all’incirca. Una compagnia teatrale mi ha contattato,
qualche tempo fa, per essere la protagonista di… un musical.
- Wow… e dove?
- A New York. Broadway. Io ho accettato… e da allora sto seguendo le lezioni di
alcuni maestri locali per raffinare le mie… abilità canore e ballerine.
- Non sapevo cantassi…
- Adesso non prendermi in giro tu. A parte che sai quanto andassi pazza per la
musica, da giovane… basta vedere quante attrici di Hollywood si sono
improvvisate cantanti per esigenze di copione…
- Giusto. Tu non sarai da meno. Ma… che musical è?
- Te lo dirò al nostro ritorno… le prove generali partiranno a metà novembre.
La prima sarà a S. Valentino dell’anno prossimo…
- Io… sono contento per te. E anche per me. Quindi tornerai a New York in tempo
per partecipare alla preparazione dello spettacolo?
- Bravo. Vedo che hai seguito attentamente il mio discorso…
- Diciamo che la questione “ritorno-della-consorte-rossa-e-della-figlia” mi
interessa particolarmente…
- A proposito… ho letto il tuo primo pezzo sul Bugle, su quel tale… Switch![3]
Complimenti!
- Grazie… in effetti è un ritorno al passato per me, ma anche un’evoluzione.
- E’ il modo migliore per trarre profitto dal tuo alter ego – gli dice,
facendogli l’occhiolino.
La conversazione prosegue su altri binari, finché Peter raccoglie le proprie
forze e indirizza il dialogo in una precisa direzione.
- Mary Jane… io devo avvisarti di una cosa. Non so se sei venuta a saperlo per
altri canali, da qualche rotocalco o roba del genere, ma… a casa nostra… c’è
una donna.
Mary Jane sgrana gli occhi.
- Chi?
- Una tua ex-collega… non so se il nome Sarah Finn ti dice niente.
- Sarah… Sarah Finn? Sì, ci siamo incrociate un paio di volte su set
fotografici, ma… che diavolo ci fa a casa nostra?!
- E’ una questione che non riesco a risolvere. Un giorno si è presentata da me,
rivelandomi che sapeva che io fossi l’Uomo Ragno.
Mary Jane si porta una mano alla bocca.
- Non so come l’abbia scoperto… forse ha captato qualcosa durante uno dei
vostri servizi, non saprei… fatto sta che ha usato quest’arma per… stabilirsi
in casa.
- Cosa? Ti ha minacciato di smascherarti per venire ad abitare in casa nostra?
- Esattamente…
- Non posso crederci… e tu hai accettato?
- Non potevo fare altrimenti. Senza di voi l’avrei cacciata in malo modo, ma
non potevo rischiare la vostra incolumità.
- Ma… per quale motivo dovrebbe fare una cosa del genere?
- Dice di amarmi.
Mary Jane non sa più cosa dire. Una donna che ama Peter e sa il suo segreto…
convive con lui!
- Non è possibile… non ha senso… ha… tentato di sedurti?
Peter abbassa lo sguardo.
- In realtà… sì, qualche volta, senza eccedere mai. Ma da quel che vedo, le
basta il rapporto di convivenza che abbiamo, anche se… se non ho interpretato
male… sta sfogando le sue pulsioni con Ben. Ma nessuno dei due me ne ha mai
parlato, quindi non posso confermare.
Mary Jane non parla più, è molto riflessiva in questi momenti.
- Ti prometto che entro due settimane scoprirò come venirne fuori,
assolutamente.
- Lo spero, Peter… lo spero proprio!
Wave Tower.
Un
vetro del grattacielo si infrange. E’ un pover’uomo che, perseguitato dalle
allucinazioni, ha preferito l’oblio della morte al confronto con le sue più
recondite paure.
Tutto l’edificio è costellato da episodi del genere. I suoi inquilini sono
perseguitati da visioni mirate a portare alla luce i loro sentimenti più
angoscianti. Con effetti fatali come questo.
L’attico dell’edificio non è esente dall’attacco di D’Spayre.
Charlotte Witter, la Donna Ragno, non è in casa.[4]
Ma Ben Reilly e Sarah Finn lo sono ancora.
Il clone dell’Uomo Ragno riacquista nuovamente coscienza. Stavolta la realtà è
più dura.
Sente la barba incolta, la lunga chioma castana, la muscolatura più tonica.
E’ evidente che non è stato un incubo, lo scambio con Kaine. Piuttosto, lo è stato
il diverbio con Sarah.
Janine è ancora lì. Piangente, Ben si rialza a fatica e le si accosta con
timore, cercando di concentrarsi sul suo volto beato, piuttosto che sullo
squarcio che ha nel petto.
Come ha potuto permetterlo? Perché non è andato a trovarla prima, quando ne
aveva l’occasione?
- Te lo dico io perché – è la sua stessa voce a farlo sobbalzare – perché sei
un egoista del cazzo e lo hai dimostrato fin dal primo momento in cui hai
rimesso piede su questa terra.
Lo stordisce ancora vedere il suo corpo in questo modo. Kaine è poggiato al
muro, con le mani in tasca, in aria di superiorità. Il primo istinto sarebbe
saltargli addosso per vendicarsi di ciò che ha commesso.
- Tu… bastardo… perché hai fatto tutto questo?
- Dovrei chiederlo a te… sfidando tutte le leggi di natura, non appena hai
avuto un contatto col nostro caro Peter, ti sei appigliato alla sua anima… e
alla prima occasione, non ti sei fatto scrupoli ad usurpare il mio corpo, a
convincere Peter a curarlo, alla buon’ora, e ad usarlo per ricostruirti una
vita!
Quelle parole lo feriscono: nascondono un fondo di verità.
- Ma… è stato puro istinto di sopravvivenza e… non ho mai avuto intenzione di
rubare il tuo posto, io…
L’atmosfera è decisamente surreale.
- Balle! Abbiamo forse avuto un dialogo, in queste settimane? No! Uno stupido
stato di episodica simbiosi empatica…
E’ evidente che qualcuno gli mette le parole in bocca. Ma chi?
- Per me è stata un’esperienza unica! Ci ha permesso di riconciliarci
definitivamente, dopo tutti i nostri contrasti!
- Questo è quello che ti racconti allo specchio, per pulirtene le mani! Ma la
verità è che né tu né Peter avete pensato al mio stato di emarginazione, di
esclusione dalla vostra vita! Comprensibile, io in fondo sono il clone cattivo!
- No, tu non sei cattivo!
- Hai ragione: mi disegnano così.
Kaine si scaraventa contro l’uomo che è tornato ad odiare, e lo pesta di botte.
- Mi sono ripreso ciò che mi spetta e che mi è sempre stato negato… una vita
vera! – grida Kaine, tra un pugno e l’altro.
- No! E’ la mia vita, quella che stai rubando! Ho dei progetti – ribatte Ben,
rispondendo alle percosse – una relazione, un lavoro… non puoi privarmi di
tutto questo!
Ma il Ragno Rosso si sente sempre più debole e non capisce perché. Forse a
causa dell’angoscia e della disperazione che si stanno impadronendo di lui?
Probabile: la sola idea di cedere la sua vita a Kaine lo trascina nello
sconforto più cieco.
Miami.
-
Allora, dobbiamo portare in giro la bambina? – chiede Peter.
- Certo… il tempo di travestirla da streghetta e avrà il suo primo giro di
“Dolcetto o scherzetto?”!
E così parte la prima, vera avventura dei Parker.
E’ molto rilassante… addirittura divertente… accompagnare May di porta in porta
per onorare le tradizioni di Halloween. Ha fatto la conoscenza di molti
bambini, tra l’altro. E sentirla parlare con quella sua vocina innocente è
musica per le orecchie di Peter.
Il suo sacchetto di dolciumi è quasi stracolmo, quando la famiglia Parker si
appropinqua verso una delle ultime case. Il Ragno bussa alla porta, ma un paio
di secondi dopo il suo sesto senso gli provoca una reazione involontaria.
All’improvviso Peter afferra sua moglie per le spalle e la nasconde insieme a
sé dietro gli spessi stipiti della porta di quella casa, tappandole la bocca
con la mano prima che possa parlare.
Il padrone di casa si affaccia sull’uscio e, un po’ sorpreso, vede la piccola
May, sola, che lo fissa. Con la sua voce da poco abituata alle parole recita
“Dolcetto o scherzetto?”.
- Ciao, piccolina… vieni, vieni, ho molti dolcetti da darti… - dice, tendendole
la mano e portandola con sé in casa.
Mary Jane inizia a mugolare rumorosamente, così Peter la lascia parlare.
- Peter, sei pazzo!? – gli grida, silenziosamente – Cosa ti è preso? Lasci sola
May? – continua a chiedere, mentre sta per risuonare il campanello.
- Aspetta! – dice, prendendola per un braccio – il senso di ragno mi ha
avvisato di farlo!!
- Confermo… tu sei pazzo! Questo vuol dire che la bambina è in pericolo!!!
La donna sta per avere una crisi di panico.
- Mary Jane… lascia fare a me. Nasconditi dove eravamo prima.
La madre cerca di mantenere la calma in quella situazione e capisce che il
senso di ragno di suo marito è tutto ciò su cui possono fare affidamento. Con
il cuore che le batte a mille, si appoggia completamente al muro.
Peter suona il campanello. L’uomo che ha preso la piccola May apre, ma la sua
espressione sembra contrariata.
- Sì?
- Ehm… mi scusi, la mia bambina mi è sfuggita di mano, durante il giro… l’ho
vista entrare qua, se non mi sbaglio-. Peter sfrutta tutte le sue capacità
istrioniche per dire questa frase con convinzione.
- Qui non è entrato nessuno – replica con impassibile flemma l’uomo, chiudendo
il più possibile la porta.
A quel punto, ad entrambi i genitori è chiaro il pericolo che la loro figlia
sta correndo.
Usando una frazione della sua forza sovraumana, Peter apre violentemente la
porta, facendo perdere l’equilibrio all’impostore. Lo rincuora la vista della
piccola, vicina ad un grande vassoio pieno di cioccolatini, intenta a
succhiarsi le dita dopo averne presumibilmente assaggiato uno.
- May! – grida, correndo in sua direzione e prendendola in braccio.
Sta per portarla via, ma avverte qualcosa. Un misto di sensazioni fisiche e
mentali che gli fanno voltare lo sguardo verso una porta a qualche metro da
lui. Finalmente riesce a sfruttare, inconsapevolmente, il suo sesto senso al
massimo potenziale.
Fuori, Mary Jane è indecisa sul da farsi. Peter è entrato in maniera brusca in
casa, lo ha sentito gridare… è in pericolo? A meno che quell’uomo non sia un
supercriminale, un inviato di Goblin o chi per lui… Peter dovrebbe cavarsela e
riportarle sana e salva May. Si appiglia a questa speranza.
La corsa di Peter riprende, con la bambina tra le braccia. Quella porta è
chiusa a chiave, segno che qualcosa di losco c’è davvero. Ma un calcio
dell’Uomo Ragno è sufficiente per forzare qualsiasi serratura.
Il cuore gli salta in gola, quando vede, in quella stanza buia, una mezza
dozzina di bambini seminudi, legati e imbavagliati, di ogni età e sesso. Stanno
tutti dormendo come angioletti. Vicino a loro, un tavolo colmo di attrezzature
fotografiche e filmiche.
- Papà… che cosa fanno? – chiede in tutta la sua ingenuità May.
- E’ solo un gioco, tesoro… un stupido gioco di Halloween – dice, poggiandola
per terra, intenzionato a liberare quelle creature.
Ma il senso di ragno lo ferma: il criminale responsabile di tutto questo è
dietro di lui e gli sta puntando la pistola contro.
- Metti le mani in alto, bastardo ficcanaso – gli intima l’uomo.
Ci sono momenti in cui la scala dei valori di un individuo viene ribaltata.
Così preso dal suo istinto paterno, a Peter non può importare di meno di
rischiare la sua identità segreta. L’incolumità di quei bambini e di sua figlia
viene prima di qualunque altra cosa.
E’ per questo che non fa risparmio dei suoi superpoteri, quando, con rapidità
impossibile anche per il più decorato degli atleti, si gira di scatto e salta
sull’uomo, prima che possa premere il grilletto. Entrambi rovinano a terra, la
pistola viene scaraventata a metri di distanza.
- Sei un individuo ignobile – gli alita contro Peter, disteso su di lui,
tenendogli bloccate le mani. Un pugno deciso e la minaccia è scongiurata.
Dieci minuti dopo, il pedofilo è portato via dagli agenti di polizia. La casa
brulica di detective e di genitori commossi.
- Ottimo lavoro, signor Parker – si complimenta un poliziotto – cercavamo da
settimane quest’individuo… ci permetterà di sgominare tutto un giro di
pedofilia che colpisce la città.
- Mi fa molto piacere, agente…
Molti genitori ringraziano sentitamente il Ragno per il suo gesto eroico. Non
ultima, Mary Jane, che non si capacita del rischio che stavano correndo e della
sua mancanza di prontezza.
- Io… non voglio neanche immaginare… non avevo neanche capito cosa stava succedendo,
ero in stato confusionale.
- Non preoccuparti, è tutto bene quel che finisce bene.
- Perlomeno questo ti dimostra che sai anche essere un eroe senza andare in
giro con una calzamaglia…
- Papà… mi prendi in braccio? Ho sonno… - interviene provvidenzialmente la
bambina.
- Certo, amore – le risponde, poi si rivolge a Mary Jane – i cioccolatini
drogati iniziano a fare effetto…
- Non farmici pensare… spero non le facciano male! – e, detto questo, la bacia
sulla fronte con apprensione, nonostante sia già tra le braccia di Morfeo.
- Andiamo a casa, siamo tutti stanchi e domattina devo alzarmi presto –
conclude Peter.
Nonostante tutto, è soddisfatto di come sono andate le cose. Sembra in grado di
proteggere sua figlia, in fondo. E le settimane che lo separano dal suo ritorno
a casa non sembrano più così tante.
Casa Parker.
Lo scontro tra cloni continua, decisamente a favore di Kaine. Pur nel corpo più
debole di Ben, la sua volontà è decisamente più forte. Le accuse si librano
nell’aria come rapaci, i pugni vengono ben piazzati.
- No… - sono le ultime parole che sospira Ben, prima di cedere all’oblio.
Tutta la scena sembra svanire via, come tempera di un quadro che scivola giù da
una tela.
La realtà è di nuovo ristabilita: nell’appartamento di Peter Parker ci sono
solo Ben Reilly, ansimante, e Sarah Finn, svenuta.
Almeno apparentemente.
Un applauso risuona nella casa. Accompagnato dalla visione di un essere
alquanto oscuro e inquietante.
- E’ andato tutto alla perfezione – commenta.
Ben Reilly riprende fiato, poi proferisce: - E’ stato tutto così…
maledettamente reale. Una soddisfazione incredibile.
- Cosa vuoi che sia, per me, proiettare nel mondo reale uno scontro che avviene
sul piano psichico? Sono un maestro, nelle illusioni.
- Questa vittoria… è definitiva?
- Finché rimarrai predominante, Ben Reilly continuerà ad affogare nello
sconforto più completo. E ciò mi nutrirà per abbastanza tempo, con estrema
goduria. Per questo sosterrò la tua causa, Kaine.
- Ti ringrazio, D’Spayre. Mi hai fornito l’occasione che aspettavo tanto per
riprendermi ciò che mi spetta di diritto. Ma ora sei pregato di lasciare
quest’appartamento.
- Mi affascina la tua natura di Uomo Ragno corrotto… la tua vita è stato un
puro concentrato di disperazione!
- Adesso non lo sarà più… verrò ripagato di tutto il dolore che ho sofferto.
- Sembri sincero… purtroppo, nel tuo animo adesso albergano sentimenti che non
rientrano nei miei gusti. Del resto, stanotte, anche grazie al povero Ben
Reilly, è stata una serata fruttuosa, il mio appetito è saziato per qualche
tempo. Lascio soddisfatto questa valle di lacrime – dice il demone, prima di
sparire nel nulla.
Kaine si guarda intorno. Sarah è ancora priva di sensi, sul pavimento. Per ora
la lascerà lì.
Si sente estremamente solo… ma ciò lo riempie di gioia. L’anima di Ben è stata
così provata che adesso non ne avverte più la presenza. Finalmente si guarda
allo specchio… e non c’è più niente che possa fermarlo.
Capitolo
ventiduesimo
JEKYLL E HYDE
Prima parte – Schizofrenia
“… la parte buona in me sonnecchiava, la parte
cattiva, tenuta sveglia
dall’ambizione, era pronta a cogliere ogni occasione”
R.L. Stevenson, “Lo strano caso del dottor. Jekyll e del signor
Hyde”
Mesi fa, Ben Reilly è tornato nel mondo fisico alloggiando nel corpo
di Kaine. Dopo un travagliato periodo di simbiosi spirituale o di predominanza
di Ben Reilly, l’animo di Kaine ha preso totalmente il sopravvento sul suo
stesso corpo, all’insaputa di tutti.
Sul piano mentale, il Ragno Rosso è impalato su di una croce di rovi,
completamente inerte.
°Perché mi fai questo, Kaine?° chiede la vittima con flebile voce.
°Perché mi ha deluso, Reilly… avevo sperato che le cose tra di noi si fossero
risolte, anni fa… ho addirittura pianto alla notizia della tua morte… ho vissuto
mesi d’inferno pur di recuperare la piccola May… finché… finché tu non mi hai
usato per rivivere! Era necessario che ti facessi questo… per riavere il mio
posto… adesso che posso, voglio godermi i piaceri della vita… ho avuto fin
troppo dolore nella mia breve esistenza!°
°Ma perché ti comporti così? Non te l’ho mai impedito! Volevi fare sesso con
Sarah? L’hai fatto, contro la mia volontà! Volevi farti mantenere da Peter,
senza lavorare? Detto fatto! Hai voluto dare una svolta più violenta e
spregiudicata alla nostra carriera ragnesca? Così è stato! Di cosa diavolo ti
lamenti!?°
°Io non voglio dar conto a nessuno di quello che voglio e non voglio fare. Qui
l’unico problema, mio caro, è la tua clandestinità!°
°Conosci il significato di asilo!?°
°No, perché nessuno me lo ha mai concesso° conclude Kaine, tornando nella
coscienza.
Il clone si rialza dal letto su cui si era assopito e guarda l’ora.
”Cavoli, tra poco arriva Helen da Atlantic City!” ricorda, precipitandosi in
bagno per rendersi presentabile (non gli dispiace affatto avere una relazione
con il clone di Gwen Stacy, perché cambiare le cose?).
Fra tutto quello che ha guadagnato ad allearsi con D’Spayre, questa forse è la
cosa più gratificante. E’ la prima volta, da quando è nato, che si guarda allo
specchio e vede un bel volto… un volto che appartiene solamente a lui. Si
contempla per qualche secondo, prima di sciacquarsi la faccia.
Nell’altra stanza, Peter Parker (ignaro di tutto) sta lavorando sul suo
notebook.
- Come procede il lavoro? – gli chiede Sarah.
- Alquanto bene. Anche se non sono molto pratico nella scrittura, questi pezzi
mi stanno riuscendo abbastanza interessanti.
- Mi fa piacere. Ma chi è venuto prima?
- Erano dei tizi dell’editore… ho consegnato loro le scatole con tutto il
materiale fotografico del Ragno. Gli ci vorranno giorni per digitalizzarlo… ma
neanche per allora avrò concluso i miei resoconti su ogni azione ripresa!
- Un’impresa titanica… ricordi tutte le tue avventure?
- Se riguardo le foto, sì. Nel caso, posso romanzare, tanto ufficialmente
queste notizie me le ha passate l’Uomo Ragno in persona quindi… penso che il
dvd riuscirà molto bene.
Qualche secondo di silenzio, in cui Peter riprende a scrivere, la ragazza
cambia drasticamente discorso.
- Com’è andata con Mary Jane?
Peter guarda a terra, imbarazzato, prima di rispondere.
- Le ho parlato di te… e le ho assicurato che noi due chiariremo le cose prima
del suo ritorno.
- Del… suo ritorno?
- Sì… entro la metà di questo mese tornerà qui con la bambina.
Sarah si siede sconsolata. Era proprio ciò che temeva… la cruda verità che
D’Spayre l’aveva costretta ad affrontare.
- E io… che pensavo… che col tempo sarebbe potuto nascere qualcosa di serio fra
noi – confessa, con un filo di voce, quasi a non voler fare sentire.
- Sono sicuro che mi capirai, Sarah – le dice Peter, cingendole le spalle -
soprattutto se hai imparato a conoscermi. Io e Mary Jane siamo ancora insieme,
siamo ancora una famiglia… ci amiamo. Non posso concepire di stare con un'altra
donna.
- Capisco. Solo che pensavo che chiunque, anche un campione di integrità morale
come l'Uomo Ragno, avrebbe ceduto, se temporaneamente single e se convivente
con una bella ragazza disponibile.
- Non vorrei essere banale, ma evidentemente sono l'eccezione. Sarah...
nonostante tu abbia ottenuto tutto con questo con la forza, con le minacce...
devo riconoscere che sei riuscita, giorno dopo giorno, a conquistarti il mio
affetto.
Sarah lo abbraccia.
- Non sai quanto significhi questo per me.
- In quanto alla fiducia... sono molto perplesso. Non so ancora come hai
scoperto la mia identità. Se mi avessi visto travestirmi o qualcosa del genere,
il senso di ragno mi avrebbe avvertito – torna a riflettere, invano.
Sarah non risponde.
- Ma ti ho dimostrato, confidandomi con te, nascondendoti nulla, che ti ho
concesso una grande opportunità.
- E te ne ringrazio, Peter. Il mio scopo era diventare tua amica, instaurare un
ottimo rapporto con una persona che... idolatro… ammiro… amo, probabilmente. E
da quanto mi hai detto, credo di esserci riuscita.
- Non ti smentisco... ma devi essere pronta al ritorno di Mary Jane.
Nuovamente, Sarah sembra ammutolita.
- Sarah, ma… qual è stata la tua ultima relazione importante?
La ragazza lo guarda sorpresa e riflette qualche secondo prima di rispondere.
- Io... ho sempre avuto molti problemi con gli uomini. C'è stato un uomo... era
forte, imponente, autoritario... un modello, ai miei occhi, come tu adesso lo
sei con me. Lui mi trattava molto male.
- Perché? Mi sembri una ragazza decisa.
- Sono molto cambiata, Peter.
- Alla fine hai lasciato quest'uomo?
- No... è morto.
- Mi dispiace.
- Ho passato gli anni successivi nella confusione... finché... non ti ho
conosciuto, non ho capito chi eri davvero, che uomo eccezionale sei.
- Immagino parli prima del nostro incontro.
- Sì.
- E non vuoi dirmi cosa ti ha fatto capire che sono l'Uomo Ragno e che sono una
persona straordinaria.
- Mi dispiace, Peter. Io… so che è per questo che non riesci ad avere una
relazione serena con me… io… - si interrompe, guardandolo negli occhi. E lo
bacia, prima il senso di ragno possa far scansare Peter.
Pochi secondi di contatto, poi il ragazzo si distacca, non troppo bruscamente.
- Scusa…
Peter tira un respiro profondo.
- Non importa. Spero tu non abbia dimenticato quello che ho detto pochi minuti
fa – conclude, chiudendo il terminale, alzandosi e lasciando la stanza.
Sola, Sarah si mette le mani nei capelli e scoppia a piangere rumorosamente.
Come potrà rinunciare a tutto questo? Ci dev’essere un modo…
Quando Ben Reilly passa da quella stanza e la vede in quello stato, non le
chiede neanche cos’abbia.
- Io vado alla stazione – dice solo, uscendo dall’appartamento.
”Che cosa gli prende a Ben?” si chiede la ragazza.
In una stazione ferroviaria...
Il treno proveniente da Atlantic City sta frenando sul decimo binario.
Kaine è agitato perché non sa esattamente come comportarsi con la ragazza, la
quale, nel giro di mezzo minuto, gli sta già correndo incontro.
- Ciao, Helen…
- Ben! – grida la ragazza, sfolgorante nella sua discreta bellezza, cingendo le
braccia intorno al collo del clone e baciandolo pacatamente sulla guancia –
Finalmente ci rivediamo… dopo settimane.
- Già… - commenta freddamente Kaine. Sarà dura mantenere il ruolo del dolce Ben
Reilly…
Nel tragitto in taxi, i due si aggiornano sulla loro situazione.
- Hai lasciato il lavoro?!
- Sono in aspettativa… ho messo qualcosa da parte, ma spero andremo insieme a
San Francisco e di cercare lì una nuova occupazione… che ne pensi?
- Spero di aver vinto il concorso, Helen, così da non crearti problemi.
- Non possiamo partire in ogni caso?
Kaine guarda dritto, per una manciata di secondi, poi risponde:
- Hai ragione. Dobbiamo cambiare aria in ogni caso.
- Bene! Per non disturbare Peter, starò in albergo finché non ci metteremo
d’accordo…
Il vecchio Ben Reilly l’avrebbe dissuasa da una decisione del genere,
invitandola a casa…
- Come preferisci…
Helen si volta verso il finestrino, quasi delusa.
Poco dopo, sull’attico dei Parker…
- C’è nessuno? – chiede la ragazza.
- Helen – la saluta Peter qualche attimo dopo, abbracciandola.
- Ciao, Peter… - gli sorride lei.
Gli anni passano, eppure… vedere quel volto in carne ed ossa, nonostante il
diverso colore di capelli… gli fa battere ancora il cuore.
- Vieni pure… ah, lei è Sarah – presenta.
- Ben mi ha parlato molto di te – dice Helen, stringendole la mano.
- Lo stesso vale per me…
- A fra poco – taglia corto Kaine, trascinando la ragazza nella sua stanza.
Una volta lì, la porta chiusa a chiave…
- Ma che ti prende? E’ stato scortese non scambiare quattro chiacchiere con
loro…
- Ne avrai il tempo – la zittisce, baciandole il collo e accarezzandole il
corpo.
- Ben… aspetta…
- Sono mesi che aspetto, Helen… ti desidero completamente, non posso più
resistere.
- Va bene… se è questo che vuoi… - sono le ultime parole della ragazza, prima
di lasciarsi andare alla passione.
Il vero Ben Reilly, impotente, assiste a tutto questo come uno spettatore verso
uno schermo
°No… io non avrei mai fatto una cosa del genere… Kaine, non farle questo… è la
donna che amo… non trattarla così!° continua a gridare, ma l’unica risposta è
il suo stesso eco.
Mentre Kaine e Helen si danno alla pazza gioia, Sarah decide di
prendersi una boccata d’aria. Da un lato Peter l’ha definitivamente rifiutata,
dall’altro Ben ha portato a casa la sua ragazza… ha bisogno di distrarsi. E
Spidey, finalmente solo, potrebbe riprendere a lavorare a ciò che può
considerare la sua autobiografia. Purtroppo, oggi non è destinato a portarla
avanti: infatti il campanello suona prima che Sarah indossi il suo cappotto.
- Aspettate altre visite? – grida Peter, alzando lo sguardo dal monitor, ma
riceve risposta negativa dalla ragazza, così va lui stesso a rispondere,
soprattutto perché il suo sesto senso sta già per pizzicare.
Quando apre la porta, Peter capisce perché, e rimane a bocca aperta.
- Salve, Ragno… chi non muore si rivede, eh?
Le parole gli si bloccano in gola, quasi balbetta, prima di rispondere.
- O… Otto! Ma… sei vivo!
- E vegeto… posso entrare? – chiede con fare gentile il cosiddetto dottor
Octopus.
- Io…
Spidey è in stato confusionale… non solo perché, pur riconoscibile, lo
scienziato ha un aspetto diverso dal solito, più giovanile, più tonico… ma
soprattutto perché tutti lo credevano morto e… perché prima della sua apparente
morte Octavius aveva rivelato l’artificiosità della sua redenzione[5].
Ma l’arrampicamuri ha bisogno di risposte.
- Sì… accomodati pure…
I due si siedono nel soggiorno, l’uno più imbarazzato dell’altro. Mai quanto
Sarah, che sembra riconoscerlo.
- Ehm… salve – sussurra – allora io vado, Peter… buonasera – si congeda, quasi
fuggendo.
- Sono stato alquanto isolato dalla società, negli ultimi mesi – esordisce
Octavius - ma la presenza di questa donna e la mancanza di tua moglie mi
portano a concludere che il tuo progetto sia andato in fumo…
Octopus, infatti, era l’unico a sapere il proposito di Peter di clonare Mary
Jane per poi riportarla in vita, cosa che ha effettivamente fatto dopo la sua
scomparsa.
- E’ una storia che forse ti racconterò in un’altra occasione.
- Capisco. Credo tu stia per chiedermi delle spiegazioni.
- Mi hai letto nel pensiero…
- E le avrai. Mettiti comodo.
Peter Parker accavalla le gambe, in attesa delle rivelazioni.
- Quella testa calda di Charlotte Witter mi aveva imprigionato sulla nave con
le sue ragnatele psichiche, se ricordi bene… ma ricorderai anche che perse i
sensi poco dopo. Ciò, di fatto, rese inconsistenti le tele. Una volta spariti
dalla mia vista, corsi a procurarmi una scialuppa e salpai, diretto
inizialmente verso lo spazio…
- Ne ero praticamente sicuro – rivela Peter.
- Purtroppo, fui l’ultimo a partire, così fui maggiormente esposto all’onda
d’urto dell’implosione dell’astronave dei Cluster. E ciò mise temporaneamente
fuori uso sia la navicella che me… ero in uno stato di… animazione sospesa, per
così dire, anche se il termine non calza a pennello. Uno stato da cui mi liberò
un Marziano.
- Cosa?
- Esattamente… durante il primo attacco dell’invasione, fui avvicinato da una
loro navicella, e questo bastò a riattivare i sistemi della scialuppa e a risvegliarmi.
Le mie braccia si occuparono presto dell’intruso e decisi di approfittare della
confusione per tornare sulla Terra. In fondo, New York era invasa dai tripodi…
la mia navicella non sarebbe balzata nell’occhio. Così ammarai nell’Hudson e
tornai in una mia base segreta, sul suo letto…
- E…. e sei stato lì finora?
- Praticamente sì. In quella base ho tutto ciò di cui bisogno. In particolare,
gli archivi di Osborn e i risultati del Progetto Panacea.
- Tu… hai quei dati? Pensavo che… il senatore Ward avesse fatto sparire tutto…
- Sono stato molto previdente, anche se è servito a ben poco. I Marziani hanno
immesso nella nostra atmosfera un composto gassoso inerte che annulla gli
effetti della cura corpuscoli.
- Avevo immaginato anche questo, ma… ciò non toglie che gli archivi di Osborn
sono importantissimi! Contengono nozioni di genetica ereditate dallo Sciacallo…
a sua volta dall’Alto Evoluzionario e chissà chi altro! Penso che una dozzina
di persone, su questo pianeta, detenga quella conoscenza! E tu… tu sei fra
queste!
Un’eco di inquietudine si spande nell’animo dell’Uomo Ragno.
- Anche tu, in parte… altrimenti non si spiegherebbe come tu e gli altri siete
riusciti a sintetizzare una cura per l’Aids, quando ci avevo provato io anni
fa…
- Ne sei già a conoscenza, quindi…
- Sì. A proposito di genetica… hai notato qualche cambiamento nel mio… aspetto?
- Morivo dalla voglia di chiedertelo… non vedo i tuoi tentacoli, che avevi
tanto faticato per reinnestarti… e, in generale, sembri davvero in forma come
non mai…
- Come preannunciavo, tutto merito dell’ingegneria genetica… e delle sue
applicazioni in biologia tecnorganica.
Prima che Peter possa chiedere i dettagli, Octopus si sfila di dosso la sua
camicia e… improvvisamente… dai suoi fianchi… dalla sua carne… ecco uscire i
suoi tentacoli meccanici!
- Ma… tu… li hai resi retrattili!?
- E’ stato relativamente facile, ti racconterò in un’altra occasione il
procedimento. Forse questo mi creerà un po’ di fastidi con i metal detector,
ma… ufficialmente non ho violato l’ordinanza del giudice che mi impedisce di
avere i tentacoli.
- A proposito di giustizia… non cercare di sviare ancora il discorso, Otto…
prima di scomparire, mi hai rivelato che avevi intenzione di tradire me… e
forse tutto il genere umano! Adesso non puoi rimangiarti tutto…
- Certo che posso. La drammaticità della situazione mi fece dire cose che non
pensavo…o meglio, che non pensavo più. Magari all’inizio della nostra
collaborazione potevo avere doppi fini… ma col tempo ho capito che non ne
valeva la pena.
- Chi pensi di ingannare, Octopus? – lo accusa Peter, chiamandolo
volontariamente in quel modo – sono abbastanza disincantato, adesso, da non
lasciarmi prendere in giro così facilmente… soprattutto da te.
- Ti dimostrerò che stavolta ti sbagli. Non credi che le persone
cambino?
- Ho assistito a molte… redenzioni… non posso negarlo, ma permettimi di
avanzare dei dubbi, dopo quello che mi hai detto su quell’astronave. Se faccio
mente locale, era perfettamente plausibile.
- Non ti ho forse salvato dal cancro nero? Non ti ho insegnato un sacco di
cose? Pensa a tutti i compromessi a cui sono dovuto scendere! Ho dovuto persino
lavorare per curare l’uomo che mi ha ucciso!
- Non è difficile pensare che tu sia sceso a compromessi solo grazie alla tua
avidità.
- Non ti facevo così diffidente, Peter. Vuol dire che con il tempo capirai…
adesso ci sono questioni più impellenti di cui mi devo occupare. Per esempio,
tornare alla TriCorp per riprendere il posto che mi spetta.
- Ma… come puoi, dopo tutto…
- Non sei nella condizione di impedirmi alcunché, Uomo Ragno.
E con questo, il discorso si chiude amaramente.
”Perché tutti devono usare la mia identità segreta per minacciarmi? Se solo non
ci fossero Mary Jane e May, sarebbe tutto più semplice…”
Kaine sta per uscire in boxer dalla sua stanza, lasciando riposare la sua nuova
amante, quando sente le voci di Peter e di un’altra persona, familiare.
Cautamente, si sporge verso la camera da cui provengono e gli viene un colpo.
“Questa è la prova che anche il nobile Peter Parker è vittima della
corruzione morale…” pensa Kaine, guardandolo parlare con il dottor Octopus “…
solo la mediazione di quell’opportunista di Ben non mi ha fatto gridare allo
scandalo, per la loro collaborazione… ma adesso non c’è più niente che mi
fermi. Devo mettere in guardia Peter… l’ho già salvato una volta dall’ipocrisia
di Octopus[6],
mi trovo costretto a farlo ancora… ma… in realtà mi interessa preservarlo? No…
lo lascerò fare… se cascherà di nuovo nelle grinfie del dottore, la delusione
che ne deriverà sarà la giusta punizione per il trattamento che ho subito”. E
torna nella sua camera, aspettando di avere strada libera. Non vuole affrontare
Octopus, al momento.
- E’ stato piacevole questo incontro… adesso, purtroppo, devo andare.
- Penso che ci rivedremo presto, Otto.
- Ci puoi scommettere.
Non appena il folle scienziato ha lasciato l’appartamento, Kaine si precipita
da Peter, quasi urlando. Nonostante i suoi propositi, non riesce a contenere il
suo sdegno.
- Peter! Come puoi scendere di nuovo a patti con lui, dopo che si è rivelato
per l’avido criminale quale è?
- Proprio voi non dovreste parlare… primo, perché vi ha permesso di vivere in
un corpo sano… secondo, tu, Kaine, dovresti conoscere il significato di
“seconda chance” o “redenzione”… o mi sbaglio?
Il clone si volta bruscamente, quasi offeso, e se ne va. Che Peter abbia capito
tutto? O in caso contrario… che si renda finalmente conto che il corpo con cui
parla, nonostante le apparenze, è proprio il suo?
Anche lui ha bisogno di schiarirsi le idee, per questo tira dritto verso la
stanza segreta dei loro alter ego ragneschi e indossa, per la prima volta da
quando è stato cucito, il costume nero.
- Dove vai con quel costume?! – gli chiede Spidey – E Helen? La pianti così?
Il clone non risponde, perdendosi nella luce che penetra nel lucernario.
”Da quando sono tornato, è più strano del solito… credo sia il caso di
seguirlo, non vorrei giocasse scherzi strani” riflette l’Uomo Ragno, indossando
il suo costume.
- Fermati – grida l’Uomo Ragno al Ragno Nero. Gli verrebbe da invocare il
nome di Ben, ma si trattiene per prevenire che qualcuno lo senta.
- Lasciami stare, ho bisogno di stare solo! – gli viene risposto.
- Con me puoi confidarti! Qual è il problema? Helen, Sarah… o Kaine?
A quella parola, l’arrampicamuri oscuro atterra su un tetto e si volta.
- Come puoi pensare che Kaine sia un problema? Questo è il suo corpo!!! – urla,
con tutto il fiato che ha nei polmoni, battendo il pugno sul petto.
Inquietato, Peter gli si ferma davanti.
- Scusa, non volevo dire questo… intendevo… avete litigato? – continua, posando
una mano sulla spalla, subito rifiutata da un gesto secco di Kaine, che sta
cercando di non tradirsi, ma che sembra non farcela a fingere.
- Non abbiamo bisogno della tua consulenza – cerca di liquidarlo – tu non
riesci nemmeno a immaginare ciò che stiamo vivendo! Sei più cieco di… di Devil,
ecco!
- Ma che stai dicendo?
- Questa domanda me lo conferma. Lasciaci soli! – finge ancora, riprendendo a
volteggiare.
Ma il sesto senso avverte il tessiragnatele classico di scansare una raffica
energetica che lo avrebbe ferito gravemente, se l’avesse colpito. Abbastanza
potente da allarmare e far fermare anche Kaine.
- Ma chi…?
Quando si volta verso l’origine del raggio, capisce con chi ha a che fare.
- Override! O dovrei dire… Shadrac?
- Shadrac non esiste più, come la Riunione dei Cinque! – grida il criminale,
caricando verso l’arrampicamuri.
- Dovevo immaginarlo! – replica Spidey, evitandolo nuovamente.
- Collabora, Uomo Ragno… vogliamo ucciderti, il più in fretta possibile!
- Caspita, anche tu parli al plurale? Ma quante persone egocentriche ci sono a
questo mondo?!
- Noi siamo uni et bini! Greg Herd e Dolman …. una sola entità!
”Mi ricorda qualcosa” pensa amareggiato Peter, voltandosi verso il Ragno Nero,
confuso quanto lui, ed immobile. Perché non lo aiuta?
- Come mai non sono stato invitato al matrimonio? – scherza Testa-di-tela.
- Basta scherzi, Ragno! Pensa solo a morire!
- Dammi un buon motivo per impegnarmi in questo proposito…
- Perché sulla tua testa c’è una taglia grande quanto una casa… e ci serve per
far guarire definitivamente Annie!
- Ancora con questa storia? E sei sicuro che il tuo amico Dolman voglia usare
quei soldi così?
- Noi… sì… lui…
”Ottima mossa, Spidey, lo stai confondendo!” pensa, così lo immobilizza nella
sua tela, tenendolo a bada per un po’. Ma, furbescamente, Override si concede
del tempo parlando.
- Bastardo!
- Se Aura non si è ancora ripresa, non è detto che i soldi possano farla
tornare da te!
- No! Tu l’hai mandata in coma! E tu ne pagherai le spese!
- Letteralmente, a quanto pare… perché non ti rifai una vita e ti lasci questa
tragedia alle spalle!?
- Hai mai perso la persona amata, Ragno?
- Sì… per questo te lo dico! Se mi fossi fossilizzato su quella tragedia, a
quest’ora non sarei qui!
- Ma se avessi potuto nutrire la speranza che potesse essere ancora al tuo
fianco?
Il silenzio di Peter è eloquente.
- Allora sacrificati ed espia la vita che ci hai rovinato!
- Io… non ho fatto niente, è stato un incidente casuale!
- Per una volta, prenditi le tue responsabilità! – interviene il Ragno Nero.
- Cosa?
Peter non riesce a capire. Come può rinfacciargli una cosa del genere Ben
Reilly? Chi più di lui sa se ha votato la sua vita alla responsabilità?
Questa distrazione risulta fatale: miracolosamente, Override si è liberato
della tela e colpisce l’Uomo Ragno con una scarica quasi letale, dalla strana
natura. Spidey si accascia al suolo.
TriCorp Research Foundation.
- Ormai non dovrei più stupirmi di niente, ma… il rapimento da
parte di alieni non me l’aveva mai raccontato nessuno… perlomeno seriamente! –
commenta perplesso il dottor Twaki, dirigente della fondazione.
- Dopo la guerra con Marte, dottore, in effetti non dovrebbe stupirsene. E il
fatto che io sono qui vivo e vegeto dimostra che non sono perito su
quell’astronave – afferma il dottor Octopus.
- Questo è un grosso sollievo per la comunità scientifica nazionale. Nonostante
i suoi discutibili trascorsi, lei è innanzitutto un ingegnere nucleare di
elevata fattura e si è dimostrato molto competente anche in campo biologico.
Per questo non ho remore a reintegrarla nei nostri ranghi.
- La sua disponibilità è commovente, dr. Twaki.
Presenti al colloquio, Michael Morbius e Curt Connors non possono replicare;
del resto, anche se non ufficialmente, anche a loro è stata data una seconda
possibilità, e non sarebbe equo non offrirla ad Otto Octavius che, tra le
altre, ha contribuito a guarirli dai loro mali.
Sui tetti di Manhattan…
- Prendete la targa del… - riesce solo a dire l’Uomo Ragno, ancora in vena di
scherzi, nonostante sia quasi paralizzato.
- Ci hai sottovalutati – sentenzia Override, levitando – siamo un tecnomante e
un ingegnere, e in quanto tali sfruttiamo la tecnologia e la magia
contemporaneamente… con gli effetti che stai subendo! – conclude, afferrando il
tessiragnatele per il collo, intento a dargli il colpo di grazia.
- No! – lo ferma un possente pugno del Ragno Nero, che lo destabilizza.
”Se Peter Parker deve morire” riesce a pensare, mentre percuote Override in
maniera disumana “sarà per mano mia… quando pagherà per la sua insensibilità e
ingratitudine”.
Ancora intontito, l’Uomo Ragno osserva attonito il pestaggio, impotente per
fermarlo.
“Come sono caduto in basso… ultimamente ho solo a che fare con persone
schizoidi! Sarah sembra fondamentalmente una brava ragazza, ma il ricatto che
sta perpetrando ai miei danni rivela che nasconde un lato molto oscuro, che non
conosco ancora… Ben e Kaine sono l’esempio più eclatante di personalità
multipla, specie ultimamente… e come se non bastasse, adesso tornano Octopus,
che in quanto a confusione morale non scherza, e Override, che sembra in
condizione peggiore dei miei cloni… sembra che Stevenson stia facendo
proseliti…”
Quando finalmente regna il silenzio, Peter Parker cerca di alzarsi e di
parlare. Guarda Greg Herd ricoperto di sangue, con i lineamenti cambiati… e
finalmente realizza.
- Dov’è finito il Ben Reilly che conoscevo?! – sospira, in direzione del Ragno
Nero.
Non vuole più fingere. Vuole vivere l’esistenza che Miles Warren gli ha
regalato. E lo confessa.
- Ben Reilly è morto. Lunga vita a Ben Reilly.
Il tono con cui Kaine recita quelle parole mette i brividi.
Capitolo
ventitreesimo
JEKYLL E HYDE
Seconda parte – Uno et trino
scritto con Valerio Pastore
”Era la maledizione […]
che quei due elementi contrastanti fossero così legati insieme, che nel seno
agonizzante della coscienza,
questi due poli dovessero essere in continua lotta. Come dissociarli, allora?”
R.L. Stevenson, “Lo strano caso del dottor Jekyll e del
signor Hyde”
Peter
Parker lo immaginava, dentro di sé. E avrebbe dovuto prevederlo. Aveva fatto
lui stesso da tramite tra l’aldilà e il corpo di Kaine; e l’anima del defunto
Ben Reilly vi si era insidiata. Ma il corpo umano è fisiologicamente pronto ad accogliere
una sola mente, un solo spirito. La situazione era destinata a degenerare.
E adesso ne ha la conferma, sul tetto di questo anonimo edificio. Shadrac è
incosciente, sanguinante a causa della furia del Ragno Nero, che si è rivelato
per quello che è davvero è.
- Cosa… cosa intendi?
- Non volevo arrivare a questo punto. Volevo portare avanti tutto questo
serenamente, ma cause di forza maggiore mi portano allo scoperto. Ho sconfitto
Ben Reilly… ho il pieno controllo del mio corpo.
L’Uomo Ragno tira un sospiro molto profondo.
- Non… non c’era modo di… continuare a convivere? E poi… in che senso l’hai
sconfitto?
- L’ho confinato nei recessi della mia mente, dove non può disturbarmi. E… no,
non era più possibile.
- Perché? Parliamone…
- E’ stata anche colpa tua, anche se non te ne rendi conto! Per me era tutto
cambiato negli ultimi anni! Quando Ben è entrato in me, ero colmo di buone
intenzioni nei suoi confronti… anch’io volevo che tornasse, la sua morte mi
aveva impedito di chiarire definitivamente le cose con lui. Ma pensavo che la
convivenza fosse una tappa temporanea… e invece no. Mi sono improvvisamente
ritrovato a essere Benjamin Reilly! Non avete avuto alcun rispetto nei miei
confronti! Immagino cosa vi dettavano le vostre coscienze… “tanto lui è il
clone sfigato, è lo psicopatico pluriomicida… perché dovremmo farci problemi a
ignorare la sua esistenza o i suoi disagi?”…
Peter poggia una mano sulla testa. Sente il cuore improvvisamente pesante. E
una sensazione che aveva dimenticato da qualche tempo… il senso di colpa.
- Kaine… non so cos’altro dirti, oltre a… scusaci, hai ragione.
Il clone tace per un attimo, poi riprende a parlare.
- Ti avevo sempre assunto come modello, Peter… ma mi hai deluso. Non solo per
il tuo atteggiamento nei miei confronti… ma soprattutto per il resto. Come hai
potuto lasciare andare via tua moglie e tua figlia, far entrare in casa una
stupida puttanella e lasciare a piede libero Octopus? Se c’è un cosa che so di
Ben Reilly, è che non avrebbe permesso tutto questo, se ne avesse avuto tutta
la possibilità.
- Mi dispiace di averti deluso, Kaine, ma ricorda che noi tre… siamo tutti
Peter Parker, ma abbiamo avuto esperienze profondamente diverse. E questo non
puoi cancellarlo. Né biasimarlo. Quindi… hai ragione su tutta la linea, abbiamo
sbagliato. Dobbiamo trovare una soluzione a tutto questo… una soluzione che
avrei dovuto cercare molto tempo fa. Adesso torniamo a casa, dobbiamo parlare
con Helen e…
Il senso di ragno lo ferma, qualcosa sta per succedere. Kaine, purtroppo, ha perso
questo potere molti anni fa, sostituito da una facoltà di preveggenza. E non
riesce ad evitare il potentissimo colpo mistico che Shadrac gli lancia alle sue
spalle.
- Spostati! - grida l’Uomo Ragno, troppo tardi. Il Ragno Nero è immobile, privo
di sensi.
- Pensavi di poter fermare un Tecnomante? - si vanta il criminale.
- Sai, non si finisce mai di sperare… - lo asseconda l’arrampicamuri, saltando
per evitare il successivo colpo e dando inizio ad un nuovo, spettacolare duello
aereo.
Sui tetti vicini, ormai, si è radunata una schiera di fotoreporter.
”Dovrei essere io tra quelli!” si maledice Peter, pensando al nuovo pezzo che
deve consegnare al Daily Bugle.
- Credimi, amico… non ne vale la pena! - cerca di distrarlo, durante la
battaglia.
- Siamo disposti a pagare qualsiasi cifra per i nostri scopi - ricomincia il villain dalla mente dissociata.
- Override, mi senti lì dentro? Sei sicuro che Dolman non abbia il potere di
guarire tua moglie? E’ un potente mago!
Come per incanto, a quelle parole Shadrac si ferma a mezz’aria e porta i palmi
alle tempie.
- No…
”Bene, l’ho messo in crisi” constata il tessiragnatele. Il nemico è distratto e
incassa facilmente un pugno sovraumano dell’eroe.
- Chi ha messo la taglia sulla mia testa?
- Non ne ho idea… ma adesso lasciami…
- Arriva l’FBSA! - grida, qualche metro più in là, un giornalista.
- Bene, ti lascerò in mano sicure…
- Nessuno può trattenerci…
Le ultime parole famose: l’ennesimo schiaffo, e Shadrac è fuori gioco, pronto
per essere consegnato alle autorità.
Con il Ragno Nero in spalla, Peter Parker volteggia per Manhattan, raggiungendo
in pochi minuti il loro attico.
E’ mentre cala nel lucernario che Kaine riacquista coscienza.
- Cosa… cos’è successo? - chiede con voce impastata.
- Override ti ha conciato per le feste… spero tu stia meglio adesso - si
augura, lasciandolo camminare sulle proprie gambe.
- Sì, solo un po’ stordito… - ammette, sfilandosi la maschera.
Attirate dai rumori, Helen Spacey (clone di Gwen Stacy) e Sarah Finn irrompono
nel rifugio segreto (ormai mica tanto) dei Ragni.
- Dov’eravate finiti? - chiede apprensiva una voce che mette i brividi all’Uomo
Ragno.
- C’era un mercenario che aspettava solo di incontrarci - sdrammatizza Kaine,
in risposta alla ragazza di Ben Reilly, la quale lo abbraccia. - Eri in
pensiero, cara?
- Un po’, Ben… ma penso che dovrò abituarmi.
Kaine e Peter si guardano negli occhi. Il secondo è inquietato: è chiaro che il
suo clone ha tutte le intenzioni di portare avanti la sua recita… e assumere
definitivamente i panni di Ben Reilly.
Non ascolta neanche quello che gli dice Sarah Finn: sta pensando solo a come
risolvere la situazione… e a cosa è più giusto fare.
Le ore passano, i quattro chiacchierano, cercano di svagarsi, ma ognuno ha
qualche tarlo per la testa che gli impedisce di essere sereno.
L’atmosfera, falsamente idilliaca, viene spezzata dal suono del campanello.
“Che sia di nuovo Octopus?”, pensa Peter. Ma quando apre, lo attende una
piacevole visita.
- Glory Grant!
- Ciao, Peter - lo saluta, con il viso spento.
- Qual buon vento ti porta qui?
- Scusa se irrompo così, ma la situazione è urgente… ed è grave.
Peter inizia a preoccuparsi. I due non hanno avuto occasione di vedersi,
durante le sue capatine al Bugle… e se la ragazza esordisce così il loro rendez-vous, vuol dire che c’è davvero qualcosa di brutto in ballo.
- Che succede?
- Ho bisogno di te… o meglio, del tuo alter
ego.
Da un momento all’altro, Peter Parker spera che salti fuori qualcuno, da
qualche parte, gridando “Sorridi, sei su Candid camera!” e sollevandolo
dall’angoscia che si sta impossessando di lui in questo momento.
Tre sono i casi: o ha sentito male, o Glory intende qualche altra cosa, o
qualcuno ha sbattuto in prima pagina che lui e l’Uomo Ragno sono la stessa
persona. Purtroppo, la più probabile è anche l’eventualità effettiva.
- Come dici, scusa?
- Te lo spiegherò fra un momento, Peter… ma devi aiutarmi, sono in pericolo!
Impassibile, Spidey fa entrare la ragazza e la porta con sé nella sua camera,
chiudendo la porta a chiave.
Poi, guardandola negli occhi, pretende una spiegazione. Troppe persone
conoscono il suo segreto, nonostante il provvidenziale intervento di Madame Web[7]…
come è potuto succedere?
- Glory… cosa diavolo stai dicendo?
La
sua amica si guarda intorno, muovendo solo gli occhi, come se temesse che le
stesse ombre possano prendere vita.
-
Peter...ti ricordi dei Fratelli Lobo?
Lui
annuisce, facendo il possibile per mantenersi calmo. Il senso di ragno è come
un rumore di sottofondo, come se stesse cercando di determinare se è davvero Glory,
o qualcos'altro, la fonte del pericolo imminente.
E,
sì, ricorda i due gangster, i due licantropi
venuti dal Messico, che per mesi hanno spadroneggiato a New York, in una guerra
fra bande di rara ferocia. Come Uomo Ragno, Peter ha faticato non poco per
togliere ai due mostri il controllo dei maggiori cartelli ispanici...
E
Glory! Dio, come ha fatto, Peter, a dimenticarlo? E' stato nello scontro finale
con i Lobo, uno scontro che non prometteva bene... Peter non era proprio in una
situazione vincente, e lottava per sopravvivere.
Lo
sparo aveva cambiato tutto, improvvisamente. Uno dei Lobo, quello dalla
pelliccia rossa, era stato colpito alla schiena.
E
Glory stessa aveva premuto il grilletto!
Oh,
sì, ora Peter ricorda di come aveva cercato di consolare la donna in evidente
stato di shock, china sul lupo mannaro, il volto rigato di lacrime... e ricorda
di come lei, il volto pieno di odio, gli aveva detto che il proiettile era
destinato a lui.
-
Gloria, io... - fa Peter, non sapendo neppure cosa pensare.
Gloria
scuote la testa, mentre si mette seduta.
- Eduardo Lobo e io eravamo amanti, Peter. Sapevo chi fosse, e... non me ne
importava. Non hai bisogno di dire niente. Quello che non sapevo, era che un
lupo mannaro può trasformare un altro essere umano in un proprio simile... No,
non guardarmi in quel modo, non posso trasformarmi, e se anche potessi, non
cercherei di sbranarti o roba del genere. Vendicarmi non riporterebbe il mio
Eduardo in vita. In qualche modo, Peter, possiedo da tempo sensi più raffinati,
di lupo, se vogliamo metterla così. Mi sono ritirata per gestire in privato la
mia nuova natura, e anche per non diventare oggetto delle attenzioni di gente
come Moonhunter, che.. .che...
Ma scusami, sto divagando. So che sei l'Uomo Ragno perché avete lo stesso
odore, e quello è una traccia unica come le impronte digitali.
Nonostante
tutto, Peter non può fare a meno di una battuta.
- E mi hai trovato a fiuto?
E, naturalmente, pensa che la stessa cosa l'ha fatta, a suo tempo, il
mercenario indiano, Puma!
Gloria
sorride.
- No. Ho dovuto solo aprire bocca al Bugle.
Non potevano impedire ad una collega di vederti, giusto? - poi, la paura torna
a velare la sua espressione - Peter, poco tempo fa sono stata attaccata, e non
da un qualche fanatico anti-mannaro o criminale di mezza tacca. E' potente, lo ha fatto capire. Ne sono
uscita viva solo per miracolo, ma da sola non posso farcela! Non so come
contattare degli altri licantropi per avere aiuto... mentre tu conosci i Vendicatori. Ti prego, non...
Ma
Peter, a quel punto, la sta ascoltando solo con mezzo orecchio. Il senso di
ragno è passato allo stadio di rumore assordante!
Nell’altra
stanza, i coinquilini di Peter discutono.
- Chi era quella ragazza? - chiede, gelosa, Sarah Finn.
- Una collega di Peter, al Daily Bugle - spiega Kaine - ma non capisco
perché quell’atteggiamento furtivo…
All’improvviso un’ombra li copre. Una silhouette umana, si può dedurre.
Quando i tre si voltano verso la vetrata dell’appartamento, realizzano chi la
genera.
Fuori dalla finestra, sta innaturalmente levitando uno strano uomo. I suoi
occhi sono due pozze nere, malevole. E’ calvo, i baffi spioventi, indossa una
cappa scura, fusa con il resto del corpo, vivacizzata da un paio di strisce
gialle, da strani simboli dello stesso colore, e da un’ipnotica gemma al centro
del petto.
Peter Parker raggiunge gli altri appena in tempo… il suo sesto senso lo ha
avvertito della presenza di un male più
antico del mondo stesso (mai,
però, come lo shock che gli ha provocato un anomalo senso di ragno qualche
giorno fa)[8]…
in tempo per vedere, insieme ai suoi ospiti, la vetrata infrangersi in milioni
di schegge, immobili, che precludono la vista dell’essere che l’ha causato. Una
semplice pressione con il dito e i frammenti vitrei rovinano al suolo.
- Consegnatemi la ragazza - sentenzia l’essere.
- Chi sei? - è l’ovvia domanda dell’Uomo Ragno.
- Chiamatemi Glitternight. E non opponete resistenza.
- Ma non farmi ridere! - ringhia Kaine.
A differenza di Peter, abituato a valutare con molta prudenza gli avvertimenti
del senso di ragno, l'impulsivo clone risponde attaccando a testa bassa.
In un
momento, Glitternight valuta il nemico, e quello che vede gli piace.
Questo
essere ospita ben due anime mortali al suo interno e non ha protezioni
mistiche. Se questo non fosse sufficiente… è un essere intriso di energie
magiche negative: riesce ad avvertire residui di una dimensione spirituale (le
energie di morte ereditate nell’aldilà da Ben Reilly), dell’azione di un
potente demone (il sostegno di D’Spayre alla causa di Kaine) e di un potente
mago terrestre (l’attacco portato da Shadrac). Tutto questo rende molto
appetibile la preda.
Glitternight leva la mano, e la affonda
nel petto di Ben, che urla il proprio dolore come un'anima dannata, e strappa
violentemente l’anima di Kaine dal suo stesso corpo, in un processo
sovrannaturale visibile a tutti.
- Oh mio dio - riesce solo a commentare Helen, temendo per l’incolumità di Ben.
Dal canto suo, l’Uomo Ragno rivive dal di fuori l’esperienza che ha già vissuto
con Reilly, quando ha lasciato il suo corpo. E ciò lo paralizza. Ma non avrebbe
potuto comunque fermare un evento di tale portata.
Mentre il corpo di Ben cade inerme sul pavimento, l’anima di Kaine va a
concretizzarsi in una gemma sul petto di Glitternight.
- Cosa gli hai fatto?! - urla l’Uomo Ragno, in procinto di attaccare il mago.
- Lo vedrete subito.
Un vento innaturale si leva, nella
stanza, portando con sé polvere e pulviscolo in quantità. I granelli, sotto
l’influenza dello stregone, si aggregano con magica rapidità. Bastano pochi
secondi perché quell’ammasso di polvere, come una serie di pennellate di un
artista impazzito, assuma una nuova, precisa fisionomia… dalla lunga barba e
dalla lunga chioma castana: quella di Kaine, ma mostruoso e deforme come non lo
è mai stato.
- Come ha…? - vorrebbe capire Spidey, da scienziato qual è, dopo aver assistito
a questo episodio di biblica memoria. Ma non è questo l’importante: il suo
clone è lì, di fronte a lui… e sta ringhiando dalla rabbia.
- Il mio servo più potente - lo definisce Glitternight, mentre Kaine attacca
l’Uomo Ragno con ferocia inaudita.
Ha perso ogni barlume di lucidità, adesso è una marionetta dello stregone,
guidata dai più infimi istinti primordiali.
- Kaine, ragiona… liberati da…
Non gli dà neanche il tempo di finire. Gli salta addosso, come farebbe un
giaguaro con un’antilope, e inizia a percuoterlo con tutta la sua forza
sovrannaturale. E, per quanto cerchi di difendersi, Peter Parker è indifeso; di
per sé il suo clone è più forte e veloce di lui, e il trattamento riservatogli
da Glitternight lo rende solo più potente.
L’Uomo Ragno è stato messo al tappeto, con sommo stupore dei presenti.
- Complimenti, mio servo - ghigna Glitternight, compiaciuto - Ero venuto per
un'esca, e ho guadagnato un prezioso... ah, ma stavo dimenticandomi di lei,
miss Grant.
Glory
sta sulla soglia della camera, scotendo la testa, la sua ultima speranza
ridotta esanime sul pavimento. Ora sa che fuggire ancora è inutile.
Glitternight
leva ancora la mano, le dita contratte come ad afferrare qualcosa. L'arto
brilla di mistiche luci, e un colpo di energia con la forma della mano va ad
infilarsi nel cuore di Glory!
La
sensazione che la donna prova sfida ogni descrizione. La morte, a questo punto,
sarebbe una dolce benedizione... la sua bocca è spalancata nell'orrore supremo,
nella paura definitiva. Ma anche in questo frangente, prima di finire preda del
demoniaco essere, il suo spirito si libra in un ultimo grido, e la sua bocca lo
pronuncia.
- Eduardooo!!!!
Poi,
la donna si accascia. La sua anima, ridotta a una scintillante gemma, viene
accolta dal suo nuovo padrone.
Glitternight
sembra deluso.
- Davvero, miss Grant… se non fosse venuta in questa città così ricca di fonti
di interferenza, non saremmo arrivati a questo. Ma non si preoccupi, mi sarà
ancora molto utile.
Un
rapido gesto, e nuova polvere mistica appare nell'aria, pronta a posarsi su
Glory.
Un
rapido gesto, e una sedia va a
posarsi con meno gentilezza sul cranio di Glitternight! Più per la sorpresa che
per l'impatto in sé, l'antico essere rovina a terra. La polvere svanisce.
- Chi osa…?
-
Tipico, no? - fa Sarah, la sedia metallica ancora in mano - Più sono potenti,
più sono sciovinisti! - e si lancia addosso al nemico. Vedere Peter, il suo Peter ridotto in quello stato, l'ha
galvanizzata come non mai... rendendola purtroppo dimentica di non essere in
condizioni di affrontare un essere come Glitternight.
Una
mano le afferra la gola, la solleva come una bambola.
- Se non fossi ancora costretto in questo debole stato, mortale, ti farei ben
peggio di questo!
L'altra mano va al petto...
Un
sibilo lacera l'aria. Un oggetto d'argento colpisce il polso di Glitternight,
fratturandolo! Glitternight urla, e lascia Sarah, che si accascia rantolando e
tossendo, ma viva.
L'oggetto,
il bastone di un nunchaku torna al proprietario, un lupo mannaro in carne ed ossa dalla pelliccia nera e bianca dalla
folta criniera, con indosso solo un paio di calzoni e una cintura scarlatta.
- *Tsk*, niente portoghesi alle feste, lo sai?
Al
suo fianco, ma chino su Glory, c'è un altro mannaro. Questo maschio dalla
pelliccia nero/bluastra e gli occhi rossi, indossa una specie di armatura, o,
meglio, le sue componenti fissate su un costume kaki. Coccola l'esanime donna come
fosse stata la sua compagna.
Gli
occhi di Glitternight diventano bianchi, ma senza perdere niente della loro
malvagità.
- Due mannari in un colpo solo, e
potenti! Mio servo, prendili!
Kaine
salta.
Ululando,
John Talbain fa
altrettanto, ma un attimo prima dello scontro, fa una capriola rovesciata. La
sua gamba si infiamma di luce azzurra, e colpisce Kaine con tutta la sua
mistica potenza!
Kaine
non può che prendere in pieno il colpo, ed essere respinto attraverso la
finestra.
John
atterra in piedi, ma in quel momento viene colpito al petto da Glitternight!
-
Sarai un ottimo servo, mannaro. La mia vendetta sulla tua razza sarà ancora più
dolce...eh? Perché non cadi?
In
effetti, Talbain non solo è ancora perfettamente cosciente, ma il massimo che
il tentativo di rubargli l'anima ha ottenuto, è di avergli fatto drizzare il
pelo.
- Ho sentito parlare di te, demonio, ma non ho mai sentito di qualcuno così stupido. Mai sentito parlare di sigilli?
Infatti,
sul petto del mannaro, brilla ora un complesso disegno di fuoco!
-
Glitternight - ringhia la voce del mannaro nero.
L'antico
si volta, per trovarsi a fissare la bocca di due sofisticate pistole.
Gli
occhi di Glitternight tornano a farsi neri, la sua espressione confidente.
- Se mi uccidi, bestia, la tua donna e i suoi amici saranno persi per sempre.
Il
ringhio a zanne snudate del mannaro è tremendo, ma le pistole vengono
abbassate...
Persino
troppo veloce per i riflessi dei mannari, la mano scatta e colpisce il nero
maschio!
Talbain
va all'attacco, ma un'ondata mistica lo sbatte facilmente contro il muro. In un
attimo, la nuova anima va ad arricchire il bottino di Glitternight. E con
quell'anima, come per le altre, arriva la conoscenza.
Glitternight
sembra addirittura andare in estasi.
- Una comunità... meraviglioso! La
vittoria è ormai vicina!
Glitternight
va alla finestra, e stendendo le braccia, vola via come un'ombra. Di sotto, il
mostruoso Kaine corre per raggiungerlo.
L'appartamento
sembra il lazzaretto di un campo di battaglia. Talbain sta chino sul suo
compagno, il quale cerca solo di pensare all’esanime Glory. Peter e Ben sono a
terra a loro volta, e solo la favolosa stamina di Peter gli sta permettendo di
riaversi un po'.
- Che treno mi è passato addosso…?
Helen
e Sarah si guardano a dir poco sconvolte.
- Ne ho viste di cose, nella mia vita - confessa la modella - ma questa le
batte tutte…
- Bando alle ciance… portiamo Ben sul letto!
- Certo!
Le due ragazze si fanno carico del peso morto e lo trascinano sul suo letto,
con non poca fatica.
Adesso in quel corpo c’è solo uno spirito… estraneo e molto provato. Che stia
nascendo una situazione di rigetto? E dove troverà Ben Reilly la forza per
risvegliarsi, visto che D’Spayre lo ha dissanguato delle sue energie?
- E’ bollente! Puoi portarmi una pezza bagnata? - chiede Helen.
- Certo… - risponde la ragazza, iniziando a essere infastidita dalla
situazione.
Dalla stanza accanto, giungono delle voci rabbiose, fra cui quella di Peter.
Sarah fa in tempo a vedere l'uomo pronto a scagliarsi sul mannaro nero.
- Fammi il piacere! Quel mostro ha a che fare con la vostra razza dannata, Ben
e Glory sono quasi morti, e un criminale
come lui, Carlos Lobo, non
avrebbe non avrebbe nulla a che fare con tutto questo?!
Gelido,
Talbain, risponde.
- Confonderti le idee non sarebbe di aiuto, né a te né ai tuoi amici o alla mia
gente. Considera questo: potremmo andarcene come siamo venuti e lasciarti nelle
peste, inutile. Ma sei coinvolto tuo malgrado, e il minimo che possiamo fare è
prenderti nel branco per aiutarci fare giustizia. Avrai tutte le spiegazioni
che meriti, ti do la mia parola. Ma devi decidere adesso!
Solo
in quel momento, Peter si accorge della ragazza che lo sta fissando dalla
soglia. La poveretta ha avuto il suo battesimo del fuoco con il caos, e lui...
non può farci niente. Non ora.
Peter
socchiude gli occhi, e imprecando a bassa voce si mette la maschera. In fondo,
le aveva suonate a Firelord,
giusto? Scuotere quei cagnolini troppo cresciuti non dovrebbe rappresentare un
problema...
- Usciamo dall'attico.
Lobo
prende Glory fra le braccia. Peter ha troppo bisogno di risposte, ma la
combutta è chiara... altrimenti, come mai quel mostro non è stato ridotto come
Ben e Glory?
Sarah
vede due ali estendersi dall'armatura del mannaro nero, un attimo prima che
questi prenda il volo! L'Uomo Ragno salta via con la nuova energia della
disperazione. Talbain sembra raggomitolarsi su sé stesso, mentre il suo corpo
viene avvolto dall'energia; poi, quella stessa energia lo fa schizzare via,
simile a una cometa!
”Dio,
fa’ che Peter torni… ho bisogno di lui” pensa la ragazza, in preda
all’agitazione. Cosa può fare persino l’Uomo Ragno contro un essere potente
come Glitternight?
Capitolo
extra
TUTTI INSIEME CON FURORE
scritto da Valerio Pastore
tratto da “Power Pack”#5
Wave Tower, Manhattan.
Annunciarono il proprio arrivo suonando con insistenza il
campanello– quella era zona di lusso, e comportarsi come dei ‘Callaghan’
urlando e scalciando la porta non sarebbe servito che a generare lamentele in alto
loco al Dipartimento.
Senza contare che se la segnalazione fosse fondata, col cavolo che
avevano fretta di entrare là dentro! I due agenti non erano che una punta
dell’iceberg di malcontento che serpeggiava fra le forze di polizia di NY: solo
una squadra, Codice Blu, era
attrezzata per fronteggiare le situazioni in cui erano coinvolti paranormali,
quando era necessario potenziare ogni singolo agente…!
La
porta si aprì, e i pensieri cupi dei due uomini, un portoricano e un
italoamericano, furono pressoché nebulizzati, almeno a giudicare dalle loro
espressioni, dalla sublime apparizione della donna castana che li accolse.
- Buonasera - disse lei, timidamente - Siete qui per le lamentele della festa?
- Fiesta.., ? - fece il portoricano, riassettandosi la mascella.
L’italiano fu lestissimo quanto imbarazzato –la pupa aveva l’aria più salutare
che avesse visto nella categoria. - Ci hanno segnalato uno scontro di super-esseri, e un uomo sarebbe caduto
dalla finestra…
- Se un
uomo fosse caduto dalla finestra di questo appartamento, agente - disse
un’altra brunetta affiancandosi all’amica - non dovreste avere trovato i pezzi
di sotto, mentre arrivavate?
Il suo volto era macchiato da un livido sulla guancia.
- Uhm, miss…? - fece il
portoricano, indicando quel livido.
La brunetta se lo toccò. - Finn. Sarah Finn. E lei è la mia amica, Helen Spacey. Temo che l’alcool abbia iniziato a scorrere un po’
troppo pesante, tutto qui. Avete un mandato?
I due agenti si scambiarono un’occhiata perplessa –no, non avevano
un mandato, e molto probabilmente la severa amministrazione condominiale
avrebbe punito questi inquilini più duramente di quanto avrebbe fatto la legge,
e in un tempo minore.
E, comunque, non c’era davvero alcun cadavere o pezzi di esso
sulla strada, contrariamente a quanto descritto nella chiamata.
Fatte le debite scuse, ben contenti di finire il proprio turno in
tutta tranquillità, i poliziotti se ne andarono.
Helen chiuse la porta, e vi si appoggiò tirando un sospiro di
sollievo. Le tremavano le gambe.
Sarah tornò in camera da letto, dove giacevano le due figure di
un’afroamericana e un giovane dai capelli biondi, incredibilmente somigliante
al padrone di casa.
Lei era Glory Grant,
amica di vecchia data di Peter Parker.
Era stato a causa di lei, che un super-essere aveva attaccato per davvero
l’appartamento di Peter!
Lui era Ben Reilly,
che giaceva completamente privo di coscienza e febbricitante come un malato
all’ultimo stadio, anche se in realtà era stato il solo, in un certo senso, a
guadagnarci da quell’assalto…
E Peter era andato a combattere contro quel mostro! D’accordo, non
era solo, ma aveva speranze?
Se lo stava chiedendo, Peter Parker, mentre nei panni dell’Uomo Ragno cercava di evitare i potenti
colpi di Kaine, che stava facendo del
proprio meglio per finire il lavoro che aveva iniziato nell’appartamento.
Kaine e Ben Reilly erano fino a quel momento stati una sola cosa
in corpo, con Ben quale involontario spirito supplementare. Poi, Glitternight
aveva letteralmente estratto lo
spirito di Kaine da quel corpo, e lo aveva deformato, deturpato, trasformandolo
in un mostro!
Un mostro chitinato dal pelo corto, bluastro ed ispido, con
quattro braccia supplementari. Il volto mostrava una bocca irta di due zanne a
tenaglia e due occhietti rossi alle tempie, accanto a quelli senza pupilla. La
barba ed i capelli lunghi non facevano che accentuare la mostruosità.
Era diventato una macchina assassina al servizio di Glitternight.
Dialogare era fuori discussione –se anche Kaine lo avesse compreso, i grugniti
con cui si esprimeva non erano minimamente comprensibili.
L’unico vantaggio del Ragno era lo spazio aperto, che gli
conferiva la manovrabilità necessaria ad evitare di essere ridotto a polpette.
Nel suo stato, Kaine era veloce ma goffo, e il senso di ragno dell’eroe, unito
alla sua esperienza, faceva di Peter un bersaglio per ora imprendibile…
Ma l’Uomo Ragno era pur sempre stanco, reduce da una battaglia e dal pestaggio da parte di Kaine.
E un errore a quel punto diventava inevitabile!
Una delle quattro mani supplementari afferrò Spidey per la
caviglia! Approfittando della sorpresa dell’eroe, Kaine afferrò anche l’altra
caviglia. Come fosse stato senza peso, l’Uomo Ragno fu scaraventato a piena
forza contro un albero! Urlò di dolore, sicuro di avere sentito delle vertebre
scricchiolare!
Mentre perdeva conoscenza, la sagoma di Kaine stagliata contro il
disco lunare calante, l’Uomo Ragno pensò che forse avrebbe dovuto accettarla,
quell’offerta di aiuto…
Quando erano usciti dall’appartamento, Peter era stato sicuro che
sarebbe stata caccia aperta per le strade della labirintica New York.
Niente di più sbagliato. Appena furono fuori, un bagliore soprannaturale
li avvolse, e si erano trovati teleportati qui, all’interno di una chiesa.
Si poteva dire che il Ragno ne avesse viste, di cose, nella sua
carriera. Decisamente, “più di quante ve ne fossero in cielo e in terra” –un
mondo costruito senza sforzo da un’entità cosmica, le battaglie contro il
potente Thanos, la Morte in persona...
Ma una chiesa dedicata al culto del licantropo ancora gli mancava.
Era realizzata con un insospettabile occhio all’arte, fra gli arazzi e le
vetrate decorate con lupi mannari e naturali senza che alcunché suggerisse una
parodia o insulto alle sacre figure delle chiese umane...
- Sono felice di vedere che stai bene, Uomo Ragno - disse una voce
femminile dietro di lui.
Si voltò per incontrare lo sguardo severo di una donna che,
nonostante la tunica bianca, per altezza e bellezza doveva essere la bionda
regina di tutte le amazzoni! Irradiava sicurezza di sé a ogni passo, ma anche
qualcos’altro, come una grande calma.
La
donna fece un breve inchino all’eroe.
- Sono la Sacerdotessa, e ti do il benvenuto a Starkesboro. Gli altri
presenti che vedi sono i difensori di questa comunità e della relativa
specie... - il suo sguardo si spostò su Carlos Lobo, e la sua
espressione si fece corrucciata.
Il nero mannaro, vestito delle parti di un’armatura sopra
un’uniforme kaki, si avvicinò alla donna, e fece il resoconto di quanto
avvenuto a casa Parker.
L’Uomo Ragno, nel frattempo, si era messo da parte, sedendosi su
una panca.
Una giovane mannara dal pelo rosso gli si avvicinò.
- Giornata difficile?
Un sospiro.
- Si potrebbe dire così. Ne ho avute di peggiori, in realtà... ma io ti
conosco: sei Wolfsbane! Cosa ci fai qui? Anche tu sei stata reclutata per
questo pazzo sequel di L’Ululato?
Oppure, debbo aspettarmi di essere sacrificato su un altare, o magari preferite
servirmi su un bel piatto da portata?
Lei gli si sedette accanto.
- Sì, sono Rahne, ed ora faccio parte di questo gruppo - indicò i suoi “simili”
vicini al pulpito, intenti a conversare tra loro e con la sedicente Sacerdotessa.
Poi, gli tese la mano, invitandolo ad alzarsi. - Vieni, te li presento finché
c’è tempo.
Il primo membro a cui fu presentato era
un mannaro enorme, dalla pelliccia d’argento e l’aspetto
di chi potesse mangiarsi l’acciaio come merendina. - Lui è il Predatore nel Buio, o
‘Puppy’, come lo ha chiamato qualcuno - disse Rahne.
- Mi chiedo perché... piacere, Pup -
fece il Ragno, lasciandosi stringere la mano in una zampona.
Il secondo e il terzo erano due esemplari in
armatura. Uno ne indossava un modello leggero rosso e azzurro, con un ampio
mantello azzurro. Teneva la testa dalla pelliccia grigia scoperta, e alla
presentazione del Ragno fece un inchino.
- Sono Sir Lupus, e lui è Alfa -
disse, indicando quello in una massiccia armatura smeraldina integrale e
mantello rosso, con tanto di elmo sagomato a testa di lupo.
Alfa non disse nulla, ma sembrava
irradiare ostilità. Come a sottolinearlo, il senso di ragno si mise a pizzicare
forte.
I due si fissarono intensamente, l’Uomo
Ragno sicuro di trovare qualcosa di familiare in quel misterioso mannaro. E
forse avrebbe avuto modo di verificare quanta ragione avesse, se non fosse
stato per il pronto intervento di un uomo massiccio, anche lui in armatura, il
volto solitamente severo contratto in un sorriso sfottorio, che diede una tale
manata alla spalla del Ragno da farlo barcollare!
- E così, questo
sarebbe un valido alleato per combattere Glitternight? - l’omone tuonò una
risata. Poi, a John Talbain, che
si era avvicinato a sua volta, - Potrei pensare che la vostra nobile specie ha
dunque perso ogni valore, ma persino il potente Thor ha parlato di te, Uomo
Ragno, e la sua parola dovrebbe essere garanzia...Non fosse che per lui ogni
mortale di Midgard è una roccia migliore di quelle di Asgard!
- Sei di..?
L’altro tese una mano –e il Ragno notò
che quella sinistra, dal polso in giù, era una zampa lupina! - Tyr è il mio nome, e sono il Dio della Guerra.
Il Ragno ricambiò la stretta. - Mi
hanno sottovalutato in molti, straniero - disse, cercando di infondersi coraggio
più che convincere gli altri. Umani o no, c’era abbastanza potere fra quelle
pellicce da rendere lui alquanto superfluo...
La Sacerdotessa terminò di ascoltare il resoconto,
e annuì. “
- Capisco, Eduardo - disse al mannaro latino - Con le anime di Kaine, Glory e
Carlos, dispone non solo di servi utili, ma di ostaggi...
Uomo Ragno, se hai intenzione di unirti alla battaglia fino alla sua
conclusione, dovrò darti delle spiegazioni - si diresse verso una porta –
Vieni.
Davanti a una lanterna e due coppe di quello che il
Ragno riteneva essere un qualche sidro, la Sacerdotessa disse:
- Glitternight è la traduzione del nome dell’entità che ti ha attaccato. Si
tratta di uno di coloro noti come I Cinque che Sono Tutto.
Secondo testi antichi come lo stesso Darkhold, i
Cinque, entità extradimensionali di enorme potere, iniziarono una battaglia
miliardi di anni fa, una battaglia di tale portata, da causare la nascita della
nube protostellare che sarebbe diventato questo sistema solare. Glitternight fu
sconfitto, ridotto a una forma mortale, i suoi poteri una frazione infinitesima
di quelli che possedeva originariamente. Per millenni, lavorò per recuperare il
suo status originale, e non solo. Il suo scopo divenne altresì quello di corrompere la vita sulla Terra, trasformandola
come ha fatto col povero Kaine.
“Ma Glitternight fu sconfitto dall’alleanza di vari
rappresentanti delle forze arcane di questo mondo, primo fra essi Jack Russell[9].
Il Ragno annuì. Ricordava bene quel nome, quello del primo mannaro che avesse
mai incontrato, una vita, a San Francisco. Fare due più due venne facile. - E
ora ce l’ha con i pelosi, giusto?
Lei annuì, mortalmente seria. - Non
possiamo aspettare che faccia la sua mossa: in quanto immortale, Glitternight
può aspettare il tempo che vuole ed accumulare il potere che gli serve.
Dobbiamo andare all’attacco, e anche il tuo aiuto può rivelarsi prezioso.
- Grazie per il voto di fiducia.
- Non sei una creatura mistica, e la tua
forza e agilità sono poca cosa di fronte a Glitternight. Ma se sei stato
coinvolto, deve esserci una ragione, e io non sono il tipo da chiudere la mente
al volere del fato. Per quanto difficile, devi obbedire
alla logica di questo Power Pack. Non
pensare ad altro che al risultato finale. Non dare retta ai tuoi pregiudizi su
questa gente.
Questa parte del discorso lo incuriosì. Mentre si
alzavano in piedi, le chiese:
- Non sei una di loro?
- Che
tu ci creda o no, i mannari e gli umani hanno vissuto un lungo periodo di armonia, periodo di cui quelli come me ora
sono gli ultimi depositari... ma ora, basta parlare. Pensi di avere bisogno di
una pozione guaritrice, Ragno? Sei stanco, e...
Lui
fece un cenno di diniego. - Niente additivi per me, grazie. Il giorno in cui
non sarò capace di cavarmela senza strana roba in corpo, darò le dimissioni.
Piuttosto, patti chiari e amicizia lunga: i miei amici... sì, e persino quel
bastardo di Carlos... non devono subire un etto di male, chiaro?
La donna sorrise. - La loro salvezza mi
sta a cuore quanto a te, Ragno. Hai la mia parola. Quando Glitternight fu
sconfitto, le sue vittime tornarono alla normalità, e non c’è ragione che sia
diverso anche ora.
La zampa lupina di Tyr disegnò delle rune su uno specchio
interamente metallico, che sembrava fatto di mercurio solido. E come il
mercurio, il metallo si piegò alla pressione delle dita, mentre l’incantesimo
iniziava a sortire il suo effetto...
- Non immaginavo che conoscessi questi incantesimi, Tyr - fece la
Sacerdotessa, ammirata.
- Vorrei potermi prendere il merito, mortale. Ma è la conoscenza
di Fenris, che sta guidando questa mano.
- Fenris...vuoi dire quel Fenris?
Le rune si erano trasformate in linee erratiche, tremolanti come
onde che perturbano uno stagno. E, lentamente, stavano prendendo forma.
Tyr si concentrava sullo specchio. - Abbiamo stretto un patto, ed
ora siamo una sola cosa.
Il Ragno non aggiunse altro –e lui che credeva di averla fatta
grossa unendosi, per quanto involontariamente, al simbionte alieno...
Finalmente, lo specchio mostrò un’immagine dettagliata:
Glitternight! Il necromante dal nero costume e la gemma brillante sul petto
stava sospeso su una palude, intento a convogliare energia sulla putrida
superficie. In risposta, dalle acque ribollenti stava emergendo un’intera orda
di mostri, creature indescrivibilmente orrende...
- Craglore - disse la Sacerdotessa. - La palude era usata dai
precedenti abitanti di questa città, gli Uomini-Serpente di Sligguth, per
gettarvi i resti dei sacrifici umani alle loro divinità oscure. Quel posto, per
Glitternight, deve essere un serbatoio di anime, e tutte già corrotte e pronte
per essere asservite. Branco, dovete –erk!
Inaspettatamente, improvvisamente, una mostruosa mano emerse
dallo specchio, afferrandola alla gola!
Dall’altra
parte dello specchio, Glitternight ghignava, gli occhi due pozzi neri.
- Sono felice che abbia deciso di unirti a me, strega. Vieni a vedere più da
vicino.
Rise, e tirò a sé la donna, che fu letteralmente inghiottita nello specchio!
L’artefatto ricadde a terra, infrangendosi come fosse stato di vetro.
Sir Lupus reagì per primo.
- Fenris, portaci tutti lì, ora!
E Fenris lo fece.
“Oddio!” mormorò il Ragno. E a ragione...
Perché l’intera palude era stata trasformata, in quei brevi
istanti, in un’allucinante cattedrale –la parodia di una chiesa, senza
tetto, un inno al caos totale, dove le pareti erano qualcosa di vivo,
che ribollivano e si contorcevano delle oscenità morte di cui erano composte.
E al centro di quel fetido dominio, stava Glitternight, trionfante
sulla figura della Sacerdotessa, letteralmente trattenuta dall’altare su cui
giaceva. I suoi “servi” – Glory, Carlos, Kaine - in testa alla moltitudine che
circondava e proteggeva il loro padrone.
La gemma di Glitternight brillava di mille colori malati, pronta a
fare il suo lavoro sulla Sacerdotessa.
- Vi ringrazio per volere essere testimoni al mio trionfo. Attraverso la
vitalità di questa donna, supererò i sigilli che proteggono la vostra comunità,
e da lì estenderò la mia influenza a sufficienza da diventare invincibile...
per i vostri standard, almeno.
- Dicoti no! - urlò Tyr,
sguainando la spada –la stessa spada servita ad Odino per bloccare la mascella
di Fenris.
L’esercito di Glitternight attaccò.
Un atto di volontà, e le componenti dell’armatura di Lobo si
riconfigurarono nella UniGun.
Selezionata in un momento l’arma più adatta, fece fuoco.
Mini-missili terra-terra furono sparati come proiettili da una mitragliatrice,
e la prima ondata di mostri fu spazzata via come foglie al vento!
Un missile si diresse direttamente contro Glitternight, al quale
bastò un cenno per distruggerlo in volo.
- Credevo fossi ridotto all’impotenza, bestia. I miei complimenti.
Lobo
ringhiò.
- Hai rubato l’anima di mio fratello e della mia donna, demonio.
Sei morto! - e si gettò in avanti.
- Ti consiglio di fidarti di lui - disse Talbain all’esterrefatto
Uomo Ragno - Se non altro, per non doverlo fare arrabbiare finché è armato.
Dalla coltre di fumo e fiamme, emersero i tre servi migliori.
Kaine si gettò addosso all’Uomo Ragno.
Carlos, una cosa che sembrava un ibrido fra un lupo e qualche
rettile, fu prontamente intercettato da Talbain e Wolfsbane.
Glory, ridotta a un’arpia con un occhio solo e una bocca enorme e
piena di zanne, si gettò in picchiata, urlando, contro Lupus e Alfa.
Alfa si concentrò, e la sua potente mente colpì fisicamente
l’arpia, che si piegò in due. Lupus ne approfittò veloce, sguainando
l’impugnatura di una spada laser! Settata nel modo giusto, anziché tagliare la
materia, poteva penetrare e sconvolgere il sistema neurale del bersaglio. E in
questo caso... fallì! La spada penetrò l’arpia, ma non avendo questa
alcun sistema neurale, rimase immune, e libera di colpire a sua volta!
Un
colpo di piedi artigliati, e Lupus ricadde rovinosamente a terra, salvato a
stento dall’armatura! Vedendo Alfa avvicinarglisi, disse:
- Concentrati su di lei, ma non ucciderla, o Glory Grant è persa!
Altro colpo mentale, e questa volta l’arpia cadde. Alfa infierì
con raffiche dalle armi dell’armatura.
- Per quel che me ne importa! E’ della
Sacerdotessa che dobbiamo preoccuparci, non di qualche dannato umano! - fu
solo a causa del calore della battaglia, che Lupus fosse il solo ad udire
quelle parole.
Una delle quattro mani supplementari afferrò Spidey per la
caviglia! Approfittando della sorpresa dell’eroe, Kaine afferrò anche l’altra
caviglia. Come fosse stato senza peso, l’Uomo Ragno fu scaraventato a piena
forza contro un albero! Urlò di dolore, sicuro di avere sentito delle vertebre
scricchiolare!
Mentre perdeva conoscenza, la sagoma di Kaine stagliata contro il
disco lunare calante, l’Uomo Ragno pensò che forse avrebbe dovuto accettarla,
quell’offerta di aiuto…
Una delle quattro mani supplementari afferrò Spidey per la
caviglia! Approfittando della sorpresa dell’eroe, Kaine afferrò anche l’altra
caviglia. Come fosse stato senza peso, l’Uomo Ragno fu scaraventato a piena
forza contro un albero! Urlò di dolore, sicuro di avere sentito delle vertebre
scricchiolare!
Mentre perdeva conoscenza, la sagoma di Kaine stagliata contro il
disco lunare calante, l’Uomo Ragno pensò che forse avrebbe dovuto accettarla,
quell’offerta di aiuto…
Una delle quattro mani supplementari afferrò Spidey per la caviglia!
Approfittando della sorpresa dell’eroe, Kaine afferrò anche l’altra caviglia.
Come fosse stato senza peso, l’Uomo Ragno fu scaraventato a piena forza contro
un albero... ma, con un ultimo appello alla propria volontà, il Ragno fece una
torsione, ed andò ad afferrare il solido tronco!
Kaine si preparò a tirare via l’aracnide, quando la grande figura
del Predatore lo colpì alle spalle!
Kaine urlò, mollando la presa, voltandosi per attaccare la nuova
minaccia, e trovandosi nuovamente colpito in pieno. Andò a terra come una
bambola.
- No! - urlò il Ragno,
avvicinandosi all’esanime mostro. Si chinò su di esso, cercando una pulsazione,
qualcosa... la mente era stanca, e i suoi pensieri poco coerenti... sapeva di non potere fare affidamento su quei
mostri, sapeva che...
“Non è morto”.
Non si accorse neppure dei versi che
fece il Predatore, almeno non fino a quando una zampa argentea non si posò
sulla sua schiena. “Vivrà ma la sua liberazione dipende da te adesso e con essa
i destini di questa battaglia”.
Il Ragno lo guardò allontanarsi veloce
verso lo scontro. Stranamente, quando il Predatore gli aveva parlato, aveva
distintamente avvertito come una pace interiore ed allo stesso tempo
esaltazione, come un’improvvisa iniezione di speranza...
Il mostro mosse una delle braccia
principali.
-
Pe—te—hrr...
- Sono qui, Kaine. Sono qui, fratello mio.
Era una strana scena, una parodia
d’oasi nel furore della battaglia, questi due esseri viventi abbracciati come la
Madonna con il Cristo morente, due esseri che per ora, avevano in comune solo
un tragico destino...
- Fr—te—- Kaine si stava sforzando
visibilmente, ma non si arrendeva, non fin quando brillava la scintilla dentro
di lui, quella scintilla che fa la differenza fra un fallito ed un eroe!
Peter si tolse la maschera, lacrime di sollievo
rigargli il volto.
- Sì, fratello. Perché è questo quello che siamo, lo sai. Non importa se nati
da un ventre meccanico o da quello materno, non importa se il fato o una mente
contorta abbia voluto che vivessimo... noi siamo Peter Parker… io, te e Ben.
Avremo tanti nomi, tante identità ed altrettanti costumi, ma siamo noi, e
nessuno ce lo potrà togliere. Non
permetterò che tu muoia, Kaine, perché sono tuo fratello, e so che tu faresti
lo stesso con me. Vorrei solo averlo capito prima, e di questo me ne dispiace
immensamente!
A
quelle parole, qualcosa come una luce, troppo flebile per essere vista da
occhio umano, iniziò a scorrere lungo le braccia di Peter, verso il clone.
La
ragazza, finalmente assopitasi per recuperare un po’ di energie, quasi fece un
salto al soffitto -maledicendo mentalmente la fidanzata di Ben, aspettandosi di
ritrovarsi di fronte Glitternight... non certo lo spettacolo di Ben, seduto sul
letto e perfettamente cosciente... e avvolto da una specie di alone azzurrino!
I suoi occhi erano persi da qualche parte dentro di sé, la sua espressione
indecifrabile, un misto di estasi e stupore e rivelazione.
Sottovoce, pronunciò una sola parola.
- Fratelli...
Se Peter se ne accorse, era a ben altro
che stava pensando, mentre assisteva a un nuovo fenomeno...
Supino fra le sue braccia, il mostro
stava visibilmente tremando. Le sue ‘carni’ stavano letteralmente riformandosi,
come cera sotto un invisibile modellatore...
Trattenuto da una schiera di servi,
Eduardo digrignava impotente i denti, l’Unigun ai suoi piedi, ma di fatto come
fosse lontana chilometri dalla sua portata. Per quello che poi era servita..!
Glitternight aveva condensato la sua preziosa
riserva di anime in un elaborato pugnale di energia, pronto per piantarlo nel
petto della Sacerdotessa.
- Il tuo sacrificio e quello dei tuoi valenti paladini risparmierà
i tuoi protetti... per ora. Dopo questa battaglia, avrò un esercito invincibile!
E ora...uh?
La bolla di putrido materiale che
avvolgeva Tyr aveva iniziato a vibrare, e con ogni secondo la vibrazione si
accentuava!
Glitternight guardò la sacerdotessa, e
abbassò il pugnale...
A un centimetro dall’obiettivo, una ragnatela avvolse il polso, trattenendolo
saldamente!
Glitternight non ebbe il tempo di
reagire, che un’altra tela gli coprì completamente la faccia, trasformando la
sua sorpresa in un grugnito incoerente!
Persa la concentrazione, il pugnale si
estinse. Glitternight strappò via la tela dalla faccia... e si trovò stampato
in volto un formidabile pugno rosso e blu!
Il necromante volò all’indietro, ma
prima di finire a terra un colpo di artigli alla schiena lo piegò in due dal
dolore!
Cadde in ginocchio. Cercò di rimettersi
in piedi, ma fu sbattuto a terra dalla stessa mano che l’aveva colpito. La mano
di Kaine! Il clone, adesso, aveva il familiare aspetto dei giorni precedenti la
sua morte –robusto, vitale, una tela a coprire parte del suo costume, e il
volto coperto dalla familiare sciarpa, incorniciato dai lunghi capelli castani.
- Impossibile... - disse Glitternight,
talmente sorpreso da dimenticare di contrattaccare.
Kaine non fu altrettanto generoso da dimenticarsi
di afferrare la faccia di Glitternight. Le carni del necromante sibilarono,
mentre il Marchio di Kaine si
imprimeva a fuoco in esse.
Glitternight urlò, cieco e totalmente
sconvolto. Kaine lo afferrò, e con rabbia lo scaraventò contro la parete. -
Possibile, invece, mostro! Io e Ben Reilly siamo come una sola cosa, ed
estraendomi mi hai dato concretezza...
ma hai sbagliato, credendo che la mia corruzione fosse totale! Sono Kaine, ma
dentro di me scorre la forza che anima i miei fratelli. E ora so che a questa
forza, a questa purezza, alla
fine, avevo sempre creduto!
Cieco e deturpato, Glitternight si mise
in piedi. Un suo cenno, e la parete dietro di lui si animò, proiettandosi sotto
forma di decine di lance!
Kaine le evitò facilmente... almeno così
credette, ché quelle si trasformarono in tentacoli e lo avvolsero in un
abbraccio indistruttibile!
Il pugnale iniziò a riapparire nelle mani di
Glitternight.
- Voi mortali, sempre a parlare troppo! Quando avrò finito con la vostra
preziosa Sacerdotessa, mi divertirò a tagliarti la lingua mentre... no!
La luce esplose, abbagliante come il
Sole, mentre finalmente Tyr cedeva il suo posto al gigantesco Fenris!
Avvenne in un attimo.
Glitternight si voltò per colpire il
nemico,
Fenris spalancò la bocca. Le leggende
del Gotterdammerung dicono che Fenris sia capace di
divorare il Sole stesso –una cosa era certa, in quel momento: che nessuno dei
presenti aveva mai visto un simile lampo di puro potere emanare dalle fauci
spalancate. Un Howl Blast di
natura divina, che nel suo stato, Glitternight non poteva lontanamente sperare
di contrastare! Questa volta, la sua dissoluzione fu senza ritorno!
A riprova di ciò, dalla sfera di
consunzione di Glitternight emerse una pioggia di gemme colorate. La maggior
parte si diresse verso i servi, che tornarono ad essere materia organica della
palude. Delle rimanenti gemme, una volò dritta nel cielo, la seconda andò ad
infilarsi nel corpo di Lobo. Allo stesso tempo, la cosa-Carlos, che stava
inutilmente tentando di attaccare la gola corazzata di Wolfsbane, si dissolse.
La terza gemma volò dritta nel corpo di
Kaine. Il clone fu avvolto da una luce stupenda, scintille verde giada e giallo
oro, che danzarono sul suo martoriato corpo come le gocce di una sorgente
purificatrice...
E purificazione fu. Sotto gli occhi dei
presenti, quando fu finita, Kaine era sì perfettamente nudo...
Nudo, ma perfetto. Il
suo corpo ancora più forte di quello di Peter e Ben, ma senza il minimo segno
della degenerazione che lo aveva segnato per una vita!
-
Scusa se non abbiamo una pelliccia di riserva da offrirti - disse John,
appoggiato alle spalle di Wolfsbane.
Starkesboro. Il
mattino successivo.
Questa volta, l’offerta di pozioni
medicinali non era stata rifiutata, così come il cibo e un letto. Peter e Kaine
ne avevano approfittato senza ritegno, ed ora erano freschi e come nuovi,
mentre il Sindaco in persona e la Sacerdotessa esprimevano le loro
congratulazioni.
Nello stringere la mano a Seward, Peter, senza la
maschera –‘per noi, è come se non l’avessi comunque’ era stato il definitivo
commento del Sindaco- disse:
- Siete proprio sicuri che non vi serva un po’ di pubblicità positiva? Il Bugle non sarà il top in fatto di apertura
mentale, ma...
- Lascia stare, Peter - lo interruppe
Seward - Sappiamo come cavarcela. Dopo millenni di caccia, abbiamo imparato a
cavarcela. Piuttosto, avessi tu o i tuoi amici bisogno di una zampa, devi solo
fare il mio numero.
Peter diede una stretta alla spalla di
Kaine, e si avvicinò a Glory, cinta protettivamente alla vita da
Carlos/Eduardo. - Non so a chi di voi due debba rivolgermi, Lobo. Io non ci
credo ancora che sei diventato un bravo ragazzo, ma se Glory garantisce per te,
ti lascio il beneficio del dubbio. Falle del male, e spererai di essere finito
in mano a Glitternight. Chiaro?
- Sarà più al sicuro con me che con te,
poco ma sicuro, ombre -
rispose Lobo, la faccia di granito.
Peter si rimise la maschera (doveva
ammetterlo, però: potersi muovere senza l’impiccio dell’identità segreta in mezzo
alla folla era stato...divertente, anche se per poco), e lanciò un’ultima
occhiata al misterioso Alfa. Avrebbe chiesto ai Vendicatori di
fare un controllo su tutti quei mannari, non fosse che era fortemente in debito
con loro, per avere, direttamente o meno, contribuito a fare tornare Kaine...
-Forza e coraggio: portateci a casa,
prima che alle ragazze venga un accidente per avere fatto sparire anche Glory
senza preavviso.
Mentre Tyr compiva l’incantesimo, l’Uomo Ragno si
chiese come sarebbe stato, da adesso, dividere la propria vita con due simili
‘gemelli’...
“Spiriti di Laurel e Hardy, aiutatemi voi!”
Capitolo
ventiquattro
DAYLIGHT
“Questa casa è un porto di mare” è l’amara constatazione di Peter Parker,
mentre il suo clone più disincantato, Kaine, sta comunicando a lui e a Ben
Reilly la decisione di lasciare casa Parker… pochi minuti dopo essere tornati
sani e salvi da un’avventura surreale.
- Sei sicuro di volerlo fare? – gli chiede Ben. In fondo hanno convissuto per
mesi, il distacco potrebbe essere doloroso.
- Ho bisogno di riflettere. A meno che… non vogliate denunciarmi o spedirmi da
qualche parte a “espiare i miei peccati” – ironizza con un tono di voce
inequivocabile. Ben e Peter si guardano, il secondo risponde:
- No, nonostante quello che hai fatto, hai scontato abbastanza… se non senti
che è la cosa giusta, non costituirti. Ma lasciami dire una cosa: parlerò con
Ashley – lo informa, riferendosi alla sua psicoterapeuta, specializzata in metaumani
– così che, se ne avrai voglia o bisogno, potrai soggiornare all’istituto
Ravencroft con la libertà che meriti. Un supporto logistico, ecco.
- Grazie, lo terrò presente. Salutatemi Helen e Sarah, ok?
Alquanto scontroso e diffidente, Kaine reagisce con relativa freddezza agli
abbracci di saluto che gli porgono i suoi fratelli genetici.
- Non far perdere le tue tracce, mi raccomando – lo invita Peter, mentre lo
guarda chiudere la porta con uno zaino in spalla.
- Avremo fatto la cosa giusta, Peter? – chiede il biondo clone, una volta soli.
- Spero proprio di sì, Ben… non vorrei altri scrupoli sulla coscienza.
- Credimi, lo conosco meglio di chiunque, per forza di cose... e nonostante tutto, sono l’unico che conosce
davvero il lato buono di Kaine.
- Kaine
ha un lato buono? – scherza Peter, forse mancando un po’ di delicatezza. Ma in
realtà l’ha conosciuto anche lui nella sua forma migliore.
- Ce
l'ha, ce l'ha... solo che in genere ci è seduto sopra.
I due si fanno quattro risate, dopodiché Ben torna nella sua stanza, con una
strana commistione di sentimenti nell’animo. Ad aspettarlo c’è la sua ragazza..
- Com’è andata? – si informa, vivamente interessata
- Se n’è andato. Mi sento… solo. Se solo non ci fossi tu con me… - le dice,
baciandola sulla fronte.
- E’ stato molto carino da parte di Peter farmi stare qui… così possiamo
mettere a punto le nostre cose e ponderare bene le nostre decisioni…
- Non avrebbe potuto dire di no a te, Helen.
La ragazza abbassa lo sguardo imbarazzata, non le piace ricordare Gwen Stacy.
Ma la sua attenzione è diverta dal suo ragazzo: si è rannicchiato sul suo
letto, sussultando.
- Perché piangi, Ben? - gli chiede angosciata Helen, sedendosi accanto a lui e
accarezzandogli la schiena.
-
Io... sono sconvolto da tutto quello che è successo. Credo sia naturale, no?
-
Già... lo sono anch’io, nonostante tutto quello che ho passato nella mia breve
vita… ma… perché questo sfogo?
- Sento di ricominciare a vivere solo adesso... o perlomeno, a vivere in
maniera serena. Se ripenso a tutto quello che è successo... al momento in cui
sono morto... il rancore che nutrivo verso Goblin, la consapevolezza di essere
un clone che faceva crollare tutte le mie certezze... è più di quanto una mente
sana possa sopportare. E poi l'oblio della morte... che ricordo come se fosse
stato un bel sogno fatto una notte di tanti anni fa… poi il contatto con
Peter... il ritorno in questo mondo nel corpo di Kaine... il conflitto e la
confusione tra di noi... la morte di Desiree... e il nostro futuro incerto…
- Questo dipende da noi, Ben. Chi ci sta intorno ci dirà che è sbagliato: ci
conosciamo troppo poco e rischiamo di fossilizzarci proprio in quelle identità
che stiamo cercando di superare… ma ci vogliamo bene, siamo intenzionati a
iniziare una nuova vita, lontano da questa città… o almeno credo!
- No, hai ragione: è tutto ciò che dobbiamo fare. Sempre che i risultati del
concorso siano favorevoli…
- In qualsiasi caso, sapremo come arrangiarci – conclude, baciandolo.
I giorni passano, la convivenza tra i quattro è agli sgoccioli. Ognuno è
impegnato a fare qualcosa: chi a lavorare, chi a metabolizzare, chi a meditare
sul proprio futuro. Peter è solo a volte turbato dalla continua presenza di
Helen, che nonostante il colore dei capelli, somiglia troppo a Gwen… e non è ma
piacevole vedere in carne e ossa il viso di una persona che sai essere
irrimediabilmente morta. (Ma in fondo è contento della relazione che sta
approfondendo con Ben, li vede felici insieme, lo sta aiutando a superare il
trauma della separazione da Kaine).
Per distrarsi da questo e altri disagi, si sta buttando a capofitto nel suo
incarico per l’editore di Webs; ci sono nuove direttive. ”Le ultime
ristampe del libro sono andate nuovamente esaurite e non abbiamo intenzione di
immetterne altre sul mercato. Grazie al tuo materiale potremo realizzare un
dvd… e, credimi, andrà a ruba”, gli ha comunicato. Probabilmente non si
sbaglia. Del resto, con l’assegno che gli ha promesso, il titanico lavoro che
sta facendo non gli pesa, anche perché per la prima volta sta mettendo nero su
bianco la sua decennale carriera di eroe. L’unico rischio è il sempre maggiore
collegamento tra le sue identità, per il pubblico. Per fortuna, la maggior
parte delle persone non concepirebbe uno scienziato in calzamaglia.
Le cose vanno abbastanza bene anche alla TriCorp… presto potrebbe coronare
tutti le sue aspirazioni giovanili sul suo essere scienziato.
E’ sera, Peter Parker ha appena raggiunto il Daily Bugle. In realtà non ha
granché da fare; avrebbe potuto chiamare o mandare un’e-mail per sapere se il
suo ultimo pezzo sull’Uomo Ragno andava bene, ma sente di poter respirare in un
posto così familiare. Se solo ripensa a tutto quello che gli è successo
recentemente, fatica a crederci[10].
Per questo ha bisogno di una forte dose di normalità, dose, però, che non
conquisterà facilmente.
- Peter! Cercavo proprio te… stavo per chiamarti – lo saluta senza mezzi
termini Joe Robertson.
- Dimmi, Robbie… qualche problema con l’articolo?
- No, no, anzi… ti stai rivelando un buon giornalista. Del resto hai un
cervello grande come una casa in quella testa – si complimenta, picchiettandolo
sul cranio – e non me ne meraviglio affatto.
- Sempre esagerato… allora qual è il problema?
- Non lo so neanch’io, sinceramente… una notizia strana, da prendere con le
pinze, come ci è arrivata dall’agenzia di stampa.
Così gli porge un foglio e Peter lo legge con una certa curiosità. Man mano che
va avanti la sua espressione si fa sempre più sorpresa, finché il sangue smette
di circolargli nelle vene per un secondo.
- E’ assurdo – riesce solo a commentare. Infatti ciò che ha letto non ha senso.
Secondo il comunicato, qualche giorno prima è stato recuperato dall’Hudson –
probabilmente grazie al riflusso causato dal criminale Switch[11]
- il corpo di una ragazza, uccisa e lasciata cadere a fondo con delle catene.
Era lì da mesi e la corrosione l’aveva resa irriconoscibile. Il problema è che
l’analisi dell’impronta dei denti, dopo giorni di ricerche, ha reso nota
l’identità della vittima…
- E’ quello che ho pensato anch’io. Ci dev’essere un errore, perché Sarah Finn
vive con te, no? – fa notare il nero.
- Sì, ma… sì, come dici tu, ci deve essere un errore…
- Sai, ho voluto dirtelo prima che lo pubblicassimo, non volevo che ti spaventassi
domattina… sempre che tu voglia lo pubblichiamo.
Il ragazzo ci pensa due secondi e poi risponde.
- Certo, nessun problema. Anzi… sei un vero amico, Joe – dice, dandogli una
pacca sulla spalla, per poi lasciare l’edificio, con la mente in piena attività.
12 Novembre 2001.
Mattina.
Sarah Finn si alza improvvisamente dal tavolo del cucina, lasciando cadere
rumorosamente il giornale.
Peter ha capito cosa ha letto di sconvolgente e la stuzzica di proposito.
- Che succede, Sarah?
- Scusatemi… devo fare una telefonata urgente – si giustifica, afferrando il
cordless e chiudendosi in una stanza.
- Che le prende? – chiede Helen.
- Niente che vi convenga sapere – risponde enigmaticamente Peter, alzandosi e
accostando l’orecchio alla porta della camera in cui Sarah sta parlando, sotto
gli sguardi perplessi di Ben ed Helen. Riesce solo ad afferrare qualche
frammento della conversazione, ma è abbastanza.
Per fortuna il suo senso di ragno lo fa tornare a sedere in tempo, senza che la
ragazza possa notare di essere stata spiata. Si mette la borsa in spalla e
annuncia: - Io devo fare una commissione urgente… scusate se vi lascio così
bruscamente… arrivederci.
Detto questo con evidente difficoltà, esce dall’appartamento in fretta e furia.
- Peter, vuoi spiegarmi?
- No, Ben… saprete tutto quando questa storia sarà finita.
Così, prende il cordless, preme il tasto “RP” per chiamare l’ultimo numero
digitato e si apparta in un angolo.
- American Airlines, mi dica – risponde la voce gentile di una ragazza.
- Buongiorno… mia moglie ha chiamato poco fa, non so se ha parlato con lei…
- Come si chiama sua moglie?
- Sarah Finn.
- Sì, ho parlato con lei… perché?
- Ci sono posti liberi sull’aereo che sta per prendere? Sa, abbiamo litigato e
ha voluto prendersi una pausa, ma… vorrei parlarle di persona e… non vorrei mi
vedesse sull’aereo.
Ha imparato dalla sua vera moglie a recitare?
- Capisco. Un attimo che controllo, signor…?
- Parker.
Rumore di tasti premuti con frenesia.
- Sì, c’è stata una disdetta. Ma l’aereo parte tra un paio d’ore… ce la fa a
raggiungere Newark?
- Molto prima di mia moglie – rivela, prima di darle il numero della sua carta
di credito.
- Si può sapere dove vai, Peter? – gli chiede quasi alterato Ben, vedendolo
indossare il costume e portare in mano un sacco di tela artificiale.
- Leggete un trafiletto a pagina 10 e capirete. Sarah sta per prendere un aereo
per Miami… Mary Jane e la mia bambina potrebbero essere in pericolo.
- Ma…
Helen non fa in tempo a chiedere altre spiegazioni che l’Uomo Ragno è già scomparso
nella stanza segreta che conduce al tetto.
Un paio di minuti dopo tutto si fa più chiaro.
- Non ha senso…
- Lo so, Helen, ma ormai Peter è avvezzo a macchinazioni ben più complesse… se
la vera Sarah Finn è stata uccisa mesi fa, come dice il Bugle… con chi abbiamo
vissuto in questi mesi?
Entrambi manifestano la propria inquietudine con una smorfia.
Aeroporto Newark.
Con il costume nello zaino in spalla, bardato con occhiali da sole e un
berretto, l’Uomo Ragno si aggira guardingo verso l’imbarco, concentrato sulle
segnalazioni del suo sesto senso. Se è agitato per la sorte della sua famiglia,
non lo dà a vedere.
- Pronto? – gli risponde la voce di Mary Jane, al cellulare.
- Dove siete?
- Peter, dimmi…
- Ti ho chiesto dove siete!
- Calma… io sto andando a Key West, dal mio insegnante di…
- Porta May e Anna con te, assolutamente.
- Ma che succede?
- Ti fidi di me?
Un attimo di silenzio, e poi: - Certo. Ma mi spiegherai cosa…
- Ti chiamo più tardi – interrompe la conversazione.
Sa di aver fatto preoccupare sua moglie, così, ma non ha tempo da perdere…
Sarah sta per partire e non ha la minima idea di cosa possa voler fare a Miami…
e se… non c’entrasse niente? No, no, la coincidenza è troppo evidente.
Il volo per Miami è stato appena annunciato, quando la vede. Camuffata al suo
stesso modo, Sarah Finn ha appena fatto controllare i suoi bagagli. Nonostante
da due mesi a questa parte i controlli siano più severi, entrambi sono riusciti
ad avere un last minute… forse perché sono americani, chissà. O forse perché la
crisi del settore ha reso tristemente avide le compagnie aeree.
”Dio, fa’ che non si accorga di me” invoca l’arrampicamuri, mentre prende posto
a sedere.
La centralinista è stata gentile ed efficiente: il suo sedile è agli antipodi
del velivolo, rispetto a quello della donna.
”Chi sei, Sarah Finn? Cosa hai intenzione di fare?” continua a chiedersi, e lo
farà per tutto il tragitto.
New York, Wave Tower, poco dopo.
Sono
le nove e venti, quando, ancora preoccupato per i Parker, Ben Reilly accende la
televisione, come guidato dal suo sesto senso, e apprende la notizia.
”Ripeto: un Airbus dell’American Airlines diretto verso Santo Domingo si è
schiantato nel Queens pochi minuti fa. Ignote le cause del disastro.
Impossibile non ricordare ciò che è successo due mesi fa e…”
La giornalista continua, accompagnata da orribili immagini della tragedia. Ma
Ben Reilly non la sta più ascoltando, ma solo sentendo. Capisce, perlomeno, che
non può trattarsi del volo di Peter, data la destinazione.
- Oh, no… di nuovo – commenta Helen. Il suo ragazzo si alza e si precipita
verso il Rifugio dei Ragni (due metri per tre). – Dove vai, Ben?
- Devo aiutare quella gente – dice, indossando la maschera. Ha indossato la
versione moderna del costume da Uomo Ragno e forse capisce perché. Quel luogo
appartiene a Peter Parker… e quale maschera rappresenta meglio questo lato
della sua personalità?
”E’ questa la vita che mi aspetta? Ansia ed apprensione?” riflette il clone di
Gwen Stacy.
Anche se non gli piace pensarlo… spera solo non si tratti di Forest Hills. Non
che un’altra zona del Queens abbia meno valore, ma… non sopporterebbe di vedere
il posto in cui è… cioè, dove Peter è cresciuto, mutilato da un disastro del
genere, soprattutto se si tratta di un nuovo attentato.
Il suo pensiero va subito ai passeggeri, al dramma che ha dovuto affrontare due
mesi prima… spera di essere pronto per sfidare nuovamente l’orrore.
Finalmente, dopo qualche minuto di volteggiamento, la zona del disastro diventa
palese.
”E’ molto lontano da Forest Hills” si rende conto il Ragno, atterrando.
Oltre alla terribile visione del velivolo schiantato, lo coglie l’angoscia alla
vista del fuoco che sta lambendo il circondario. Come verrà a sapere più tardi,
i due motori dell’aereo si sono misteriosamente staccati e sono precipitati con
ovvie conseguenze.
- Serve una mano? – chiede ad alta voce ai vigili del fuoco.
- Certo! – gli risponde qualcuno.
E’ proprio aiutando le forze dell’ordine che Ben Reilly si rende
definitivamente conto che è questo che vuole fare nella vita. E se diventerà un
poliziotto… spera di poter usare i suoi poteri per salvare quante più vite
possibili, come sta facendo adesso.
Miami International Airport.
Non
ha intenzione di lasciarsi sfuggire Sarah Finn. Purtroppo, l’attenzione di
tutti (compresa quella della ragazza) viene catturata da altro. L’aeroporto è
invaso dalla polizia, tutti i monitor sono sintonizzati sulle Breaking News
della CNN. E, bizzarria del caso, l’Uomo Ragno salta agli occhi di Peter
Parker.
”Oh, no… un’altra tragedia… e io non sono accanto a Ben…” pensa. Ma stavolta
non ha tempo da perdere: sua figlia potrebbe essere in serio pericolo. Così,
scuote la testa, come per liberarsi la mente dal pensiero dell’incidente al
Queens, e riprende a pedinare Sarah.
Per un soffio riesce a vederla, mentre chiude la porta di un taxi. Ma la sua
destinazione è un’altra: deve andare all’isola di Key West e c’è una linea di
autobus che porta dritto lì.
”Sto per impazzire” pensa Peter, salendo proprio su un Key Shuttle che lo
porterà a destinazione. Potrebbe andare direttamente a casa Watson per avere un
faccia a faccia con Sarah, ma vuole prima vedere le ragazze. Qualsiasi
intenzione abbia, la aspetterà al varco.
Da un lato è in ansia per la sua famiglia (l’unica cosa che lo fa veramente
andare nel pallone)… ma dall’altro non può fare a meno di pensare a quello che
sta succedendo a New York. La radio del pullman è sintonizzata su un notiziario
speciale: Ben Reilly è sul posto, si sta dando da fare insieme ai vigili del
fuoco, ma sembra ci sia poco da fare. Avrebbe preferito essere con lui, ma il
destino ha voluto diversamente… si guarda intorno, è circondato da gente di
tutte le età, ma sono tutti inorriditi dalle notizie che arrivano. Spera per
loro che non abbiano altri grilli per la testa, come sta capitando a lui.
- Dove siete? – chiede poco dopo a Mary Jane, sempre grazie al telefonino.
- Siamo sedute al tavolo di un bar, Peter… invece tu dove sei?
- Vi sto raggiungendo… dammi l’indirizzo.
- Cosa? Sei in Florida?
- Esattamente… - dice, prendendo carta e penna da una tasca del cappotto –
Dammi l’indirizzo…
Dopo averlo annotato…
- Allora, mi vuoi dire cosa succede? La bambina è stanca di stare così ad
aspettare e…
- Siete in pericolo. Sarah Finn non è chi dice di essere e sta andando a casa
vostra.
- Cosa? Perché?
- Non conosco le sue intenzioni, ma il mio sesto senso mi dice che non sono
affatto buone. Dovrei arrivare tra poco, aspettatemi… poi decideremo insieme il
da farsi.
- Va bene, tigrotto…
Più la sente, più ha voglia di stare con lei. Se usciranno sani e salvi da
questa situazione, niente potrà impedirgli di riprendersi la sua famiglia.
A turbare ulteriormente i suoi pensieri, il senso di ragno scatta violento, lo
fa voltare verso il finestrino e vede…
sono appena entrati nel tunnel che porta all’isola, quando un’auto
dietro di loro si ferma, sembra abbia problemi col radiatore… ma… un tir dietro
di lei… non fa in tempo a fermarsi, prende in pieno l’auto, il camionista perde il controllo e il veicolo
si ribalta… e…
”Quello porta benzina” realizza Peter, vedendo il marchio di una famosa ditta,
prima che tutto esploda. Una nube di fuoco percorre a velocità micidiale il
tunnel, accompagnata da un assordante rumore. Le fiamme avvolgono lo shuttle,
l’onda d’urto lo fa sollevare e ribaltare. E’ istintivamente che Peter usa i
suoi poteri di adesione per non sbattere la testa chissà dove. Non sta
comprendendo appieno cosa succede, lo subisce come tutti. Ma gli altri non sono
fortunati come lui e vengono sballottolati qua e là nel veicolo, uomini, donne,
vecchi, bambini.
Quando le esplosioni cessano insieme al rumore, Peter ha il coraggio di aprire
gli occhi. Lui è abituato a stare a testa in giù. Ma stavolta è diverso, è
proprio l’autobus a essere ribaltato su un fianco. Capisce che tutti hanno bisogno
di lui. Con un pugno, rompe completamente il suo finestrino già incrinato e
sgattaiola fuori.
E tossisce. L’aria è bollente, satura di fumo, cenere, alcol volatile e Dio sa
cos’altro. Praticamente irrespirabile. Con una mano sulla bocca e sul naso, il
Ragno cerca di comprendere la situazione. Con grande sgomento, prende atto che
sono prigionieri: esplosioni a catena hanno fatto cedere il tunnel da entrambe
le parti! E l’acqua dell’oceano sembra intenzionata a completare l’opera. Non
c’è molto tempo.
Nessuno può vederlo, ma anche se fosse stato possibile, non gliene sarebbe
importato. Fa leva a tutti i muscoli delle sue braccia per sollevare dal basso
il suo pullman e cercare di raddrizzarlo. Più che il peso (sormontabile dal suo
potere) è il calore a dargli problemi: il metallo è bollente, gli sta
ustionando le mani. Ma ignora il dolore e, con tutta la delicatezza di cui è
capace in una situazione del genere, porta in posizione normale l’autobus.
Forse non è stata la decisione più saggia, qualcuno potrebbe aver riportato
ulteriori traumi nell’operazione; ma in questo momento gli è sembrata la cosa
più immediata da fare.
Con le mani doloranti, strappa la portiera dalla sua sede naturale ed si
inoltra nel corridoio. Tutti hanno perso i sensi, forse qualcuno è morto.
- Qualcuno è sveglio? – urla, con gli occhi lucidi per il fumo. Avverte qualche
lamento. – Dobbiamo scendere, le fiamme possono far saltare in aria tutto!
Nessuno è in grado di collaborare. Gli sembra un incubo vedere le stesse
persone di prima, preoccupate per la sorte della gente del Queens e dell’aereo,
versare in condizioni forse peggiori.
”Non so che fare non posso portarli tutti giù se non si svegliano devo
poggiarli a terra l’asfalto è bollente se hanno danni alla spina dorsale la
situazione peggiora devo trovare il modo di aprire un varco” è parte del suo
incessante flusso di pensieri. Con rapidità ridiscende dall’autobus e passa
accanto ad alcune macchine. Ci sono delle famiglie intrappolate all’intero,
sente anche alcuni di loro lamentarsi. Si accosta ad una di essa, strappa anche
lì le lamiere roventi e cerca di liberare le persone, con le gambe incastrate.
La sua forza può vincere la morsa delle macchine. Confida che il senso di ragno
gli impedisca di spostare vittime con traumi che potrebbero aggravarsi (qualche
nozione di pronto soccorso ce l’ha, ma non sempre si possono applicare le
regole). Un padre di famiglia a fatica gli sussurra:
- Nel portabagagli c’è qualcosa che…
Il Ragno non se lo fa ripetere due volte, sventra il posteriore dell’auto e vi
trova dei sacchi a pelo e delle coperte. Prontamente le dispone sul pavimento,
in modo da permettere ai primi soccorsi di distendersi.
Ma non può continuare così, ci sono troppe persone da salvare, da curare. Deve
risolvere il problema alla fonte, prima che l’acqua dell’oceano li investa.
Corre disperato verso l’uscita del tunnel. Le macerie del tetto della galleria
hanno ostruito il passaggio, insieme ai resti di macchine esplose. Sente in
lontananza delle confortanti sirene. Se solo trovasse il modo di far entrare…
Si arrampica sulle lastre di cemento, dando fondo a tutta la sua energia e alla
sua forza per spostarne più possibili. Alcune superano le sue possibilità, ma
la forza della disperazione lo sostiene. Le famiglie intrappolate nel tunnel
devono salvarsi. E deve rivedere la sua bambina.
Teme che lo spostamento dei detriti possa far cedere definitivamente la volta,
ma non c’è altro modo. Infatti, meno di dieci minuti dopo, affumicato
dall’aria, arrostito dal calore, vinto dalla fatica, Peter riesce a vedere uno
spiraglio di luce che gli ridà speranza. Studia con occhio clinico il cumulo e
capisce cosa deve fare per sbloccare completamente la galleria. Si allontana di
qualche metro, punta ad un pietra che ha notato e lancia una ragnatela organica
in sua direzione. Con i muscoli in fiamme, la tira. E gran parte della
struttura collassa qualche secondo dopo. (“Benedetta fisica”).
Pompieri, medici e infermieri si fanno subito strada nel varco. Correndo
controcorrente, Peter esce dal tunnel, in un passaggio di sapore mistico, ai
suoi occhi.
- Signore, dove va? Ha bisogno di cure! – lo ferma un paramedico, vedendolo
superare le ultime ambulanze.
- Devo andare da mia moglie e mia figlia – lo liquida, liberandosi facilmente
della sua presa. E corre verso il luogo dell’appuntamento. Lì non può essere
più utile… perlomeno nei panni di Peter Parker.
New York, Wave Tower.
Con
il costume annerito dal fumo, Ben Reilly torna a casa.
- Ben! Come stai?
- Sono stato meglio. Io… ho fatto tutto il possibile – dice, lasciandosi cadere
di ginocchia sul pavimento – ma sull’aereo… erano tutti morti…
- L’importante è che hai fatto ciò che potevi – lo rassicura Helen,
inginocchiandosi a sua volta – sono sicura che hai impedito che ci fossero
ulteriori vittime. Ho visto alla tv quanto hai aiutato i pompieri a domare
incendi che avrebbero potuto essere più devastanti…
- Grazie, Helen…
- Non ringraziare me. Adesso vai sotto la doccia, sei un fuoco…
Vitale quanto uno zombie, il clone si spoglia del costume, lasciandolo dove gli
capita, e segue il consiglio della sua ragazza. Tutto gli sa di dejà vu. Forse
ha sbagliato a fare domanda per entrare nella polizia… sarebbe stato meglio
diventare un vigile sul fuoco, almeno a quanto ha potuto constatare nelle
ultime settimane… ma ormai quel che è fatto è fatto.
Quando l’eroe esce dalla doccia, ancora umido e con l’accappatoio indosso,
Helen lo chiama affannosamente.
- Che c’è?
- Guarda… un altro… incidente… - balbetta spaventata, indicando il televisore.
Così vengono a sapere ciò che è avvenuto tra Miami e Key West.
- Assurdo… ma… vicino Miami? Che c’entri… Sarah Finn?
- Oh, no, Ben… ci mancherebbe questo… spero che Peter non fosse lì…
- No, sarebbe una coincidenza assurda… non posso pensare…
Quando prova a chiamarlo sul cellulare e lo trova spento, irraggiungibile, i
primi timori sorgono.
Key West, Florida.
Quando
sulla strada incontra Mary Jane (con la piccola May in braccio) e Anna, sta
quasi per svenire.
- Peter! – grida la donna, rischiando di far cadere sua figlia.
- Figliolo! Cos’è successo? Eri anche tu lì dentro?? – gli chiede sconvolta la
zia di Mary Jane.
- Sì, io sto bene, ora… dobbiamo fermare Sarah… - dice, accasciandosi al suolo.
Un minuto dopo, un getto di acqua gelida lo risveglia bruscamente. Apre gli occhi
e si ritrova in una stazione di servizio, con la pompa per l’autolavaggio
sparata in faccia. La sensazione non è sgradevole.
- Peter, dobbiamo andare in ospedale… - gli dice subito Mary Jane.
- No… ci andremo dopo… devo andare a casa tua…
- Non me ne frega niente di Sarah Finn! Io penso alla tua salute!
- Non starò meglio se non scoprirò come vuole rovinarci la vita!
- Peggio per te, incosciente… andiamo.
Anna guarda sua nipote con perplessità, non avrebbe dovuto cedere ai deliri di
suo marito.
- Anna… per piacere… rimani qui con la bambina…
- Come vuoi, Peter… come vuoi.
- Grazie per la comprensione… sei una santa.
L’anziana zia sorride, prendendo May per mano e portandola via.
- Come arriviamo a casa vostra? – chiede Peter poco dopo, ancora tutto umido.
- Spero non abbiano abolito il battello per Miami… - gli replica Mary Jane.
Per loro fortuna, il servizio non è stato sospeso, visto e considerato che la
via principale tra le due località è evidentemente inagibile. Sul battello,
Peter si appisola e sua moglie sorride, mentre lo guarda. Lo ammira, immagina
quanto ha rischiato per arginare le vittime dell’incidente, lo capisce
guardando le sue ustioni e le sue ferite. Eppure sembra incrollabile. Come si
può non amare un uomo di quella statura morale?
- Peter… dobbiamo scendere…
- Oh, arrivo – apre gli occhi e si alza di scatto.
I taxi non accettano di caricare la coppia, per non rovinare la carrozzeria,
così sono costretti ad andare a piedi, nonostante siano uno più esausto
dell’altro.
- Tigrotto… adesso inizio ad avere paura di cosa potremmo trovare lì dentro…
- Non preoccuparti, ci sono io con te.
Quello sguardo e quel sorriso la rassicurano.
New York, Wave Tower.
Helen
ha appena chiuso la porta dell’appartamento, un postino le ha fatto ritirare
una raccomandata molto speciale.
- Ben, guarda cos’è arrivato… - lo prepara, dirigendosi verso di lui, ancora
intento a chiamare Peter, invano.
- Cosa?
La ragazza gli porge una grande busta. Quando legge l’intestazione, Ben Reilly
capisce.
- Il risultato del concorso – spiega inutilmente.
Da quella lettera dipende il suo futuro.
Miami, casa Watson.
Le chiavi girano
nella toppa e i due genitori hanno un brivido. Peter va avanti, per proteggere
sua moglie con il senso di ragno. Fanno pochi metri, quando esso lo avverte di
qualcosa. Con uno scatto animale, il Ragno apre violentemente una porta… dietro
cui è nascosta Sarah Finn.
- Tu! Come hai fatto ad entrare? – le urla contro.
La ragazza, incollata alla parete di quel ripostiglio, non osa rispondere.
- Io… non lo so…
-
Rispondimi! Cosa ci nascondi? Chi sei veramente? – continua a urlare,
prendendola per il vestito. Mary Jane è seriamente preoccupata della
situazione. Sarah scoppia in lacrime, e tra i singhiozzi sospira:
- Va
bene... non è andata come prevedevo… ma ricordati, l’hai voluto tu…
Qualche
secondo dopo, Peter Parker rischia di impazzire dalla rabbia.
Capitolo finale
FACE OFF
con il contributo di Fabio Volino
Casa Watson.
- No...
Peter Parker non può credere a ciò che Sarah Finn gli ha appena rivelato. Il suo
segreto è quanto di più sconvolgente potesse immaginare.
- Mi dispiace, Peter. Non era mia intenzione farti soffrire, tantomeno farti
del male. Il fatto che il tuo senso di ragno non sia mai scattato, quando ero
con te, ne è una prova. Se non avessero trovato il cadavere di Sarah... non
avresti mai scoperto la verità sul mio conto.
- Io... non posso crederci! Dimitri, come hai potuto farmi questo? Eri morto!
E’ questa la cruda verità. Il Camaleonte ha vissuto, sotto mentite spoglie, con
Peter, per settimane. E glielo ha dimostrato mutando, con evidente sforzo, il
bel volto di Sarah in quello eburneo della sua identità criminale. Ma ha subito
invertito il processo. E Mary Jane, ancora vicina alla porta, assiste
terrorizzata a tutto questo.
- Volevi sabotarmi dall'interno? Conoscere i miei segreti? Parla! Voglio una
spiegazione, e subito! - grida, afferrandolo con violenza per la maglietta e
sbattendolo sul muro.
- Ti racconterò tutto... ma fammi sedere prima.
Dopo un momento di indecisione, Peter lo lascia andare, contando sul suo senso
di ragno in caso di pericolo.
E’ saturo di rabbia nei suoi confronti, ma non sarebbe un eroe se si lasciasse
trasportare dalle pulsioni. Ascolterà ciò che ha da dire uno dei suoi peggiori
avversari. Ha un bisogno disperato di capire come sono andate le cose, e
perché, se non vuole impazzire.
Dimitri si siede, con capo chino, e inizia a raccontare.
- Eravamo su quel ponte, io e te. Io... ti dissi che ti amavo, ricordi? E tu
scoppiasti a ridere. Fu un colpo tremendo per me. Pensai seriamente di farla
finita... non avrei mai potuto essere preso sul serio. E così mi buttai. Fu una
caduta veloce, ma mille pensieri si affollarono nella mia testa. Capii che non
c'era bisogno di mollare. C'era un'altra possibilità. Ma dovevo essere veloce...
guardavo in faccia la morte e dovevo sopravvivere per portare avanti il mio
piano. Fu allora che, a causa di quei momenti traumatici, i miei poteri latenti
si manifestarono in tutto il loro potenziale.
- Di che cosa parli? – lo interrompe Spidey, con tono ancora risentito e
insoddisfatto.
- Tutta la mia vita era destinata a questo... tanti sotterfugi per manifestare
le mie facoltà camaleontiche... semplici maschere, sofisticate tecnologie,
ologrammi... fino a questo.
Il braccio del Camaleonte diventa, nel giro di qualche secondo, un tentacolo,
sotto gli occhi stupiti di Peter. Poi torna nella sua foggia normale. Sarah è
evidentemente provata da quella trasformazione... il suo volto è imperlato di
sudore.
- Poteri mutaforma... alla massima potenza. Sono mesi che non li uso e adesso
si sono quasi atrofizzati. Li ho solo usati per difendermi dai Marziani[12]
o per entrare in questa casa, ma comportano uno sforzo immane per me, ora come
ora. Però allora, cadendo da quel ponte, istintivamente, divenni un’agile
creatura acquatica, e quel tuffo nell'Hudson non fu così fatale come sarebbe
dovuto essere. Mi risvegliai stordito, ma vivo. Riorganizzai le idee e decisi
di passare all'azione. Dopo molti tentennamenti, scelsi Sarah Finn. Era una
bellissima ragazza e aveva ottime chances di colpirti. La pedinai, la
studiai, fino a scoprire ogni dettaglio della sua vita... per settimane. Poi
dovetti ucciderla, prendendo il suo posto.
"E' orribile" pensa Mary Jane, pensando al destino della sua collega.
- Contavo sul fatto che Mary Jane fosse apparentemente morta – continua,
guardandola quasi con disprezzo - ma proprio quando stavo per farmi avanti con
te, lei è tornata e ho dovuto rimandare il piano. Il suo periodo di
riflessione, qui, in Florida, è stato un vero colpo di fortuna. Il resto
dovresti saperlo.
- Perché tutta questa fatica? Perché?
- Perché ciò che ho detto su quel ponte era vero. E anche in queste settimane
non ti ho mai mentito, Peter, meno che sulla mia identità. I miei sentimenti
per te sono sinceri... grazie a te adesso ho trovato la mia identità.
- Cosa vuoi dire?
- Sono sempre stato un uomo senza volto. Nella mia vita sono stato diverse
cose: spia, ladro di quadri, boss del crimine, addirittura un pagliaccio. Ma
sempre senza ritrovare me stesso. Ma avevo un modello... il mio fratellastro...
- Aspetta... l'uomo di cui mi parlavi qualche tempo fa.... è Kraven?
- Sì. Sergej era un uomo che, lontano dalla civiltà, era riuscito a conquistare
una sua libertà, un suo essere, senza condizionamenti di sorta. Non era solo un
fratello, era proprio ciò che avrei voluto essere e non sarei mai stato. Quello
che era inizialmente amore fraterno, ben presto divenne qualcosa di più, direi
una sorta di amore platonico... non necessariamente a sfondo sessuale, anche se
è una componente… imprescindibile da
una situazione del genere. Ma è certo che provavo verso di lui molto più che un
semplice sentimento di affetto fraterno. Questo è innegabile. Morto Kraven, ho
ritrovato questo modello di vita in te... per te provo gli stessi sentimenti
che provavo per Sergej.
- Non posso crederci... ho sostituito Kraven nel tuo cuore...?
- Sì... per te provo amore, ma non nel senso carnale, ma amore per come sei,
per come ti comporti nella vita, per i tuoi valori, per il fatto che hai una
precisa identità anche sotto la maschera. Cosa che io non avevo mai avuto. Non
ho avuto una moglie che mi volesse bene, degli amici che avrebbero dato tutto
per me. E non li ho, perciò per me sei un modello di vita. Per questo ti amo.
Peter rabbrividisce nel sentire quelle parole. E stavolta non gli viene affatto
da ridere.
- Ti sembra così assurdo che un uomo come me, senza alcuna identità, nemmeno
sessuale, abbia cercato in una persona che ama il suo vero volto?
- Non mi stupisco più di nulla ormai - risponde Peter, mettendosi le mani tra i
capelli. Poi, rialzando lo sguardo verso il Camaleonte: - E dimmi, Dimitri...
l'hai almeno trovato, il tuo vero volto?
- Sì... soprattutto se non mi chiamerai più Dimitri. Io sono Sarah, adesso.
"Cosa faccio? Come devo comportarmi?"
- Perché sei venuta qui, da Mary Jane?
- La paura di perderti... è stata la paura a rendermi del tutto irrazionale.
Sapevo che rischiavo di vanificare tutti i miei sforzi e sostituirmi a Mary
Jane, in quei momenti, mi sembrava l'unica soluzione possibile. Per fortuna sei
arrivato in tempo.
- Già, per fortuna – borbotta Peter, prima di rialzare lo sguardo – e adesso…
dimmi cosa dovrei farne di te, Dimitri...
- Non chiamarmi così. Te lo chiedo per favore.
- Ok, Sarah. Credo che la cosa migliore sia affidarti alle cure della mia
terapista. Non vedo altra soluzione.
- Peter, sai essere molto diplomatico... puoi dire apertamente che vuoi
rinchiudermi in un manicomio criminale.
- Non volevo metterla su questo piano. Ho sensazioni contrastanti al tuo riguardo...
da un lato sei una persona molto sensibile, capace di amare, e questo mi
colpisce molto. Ma il tuo lato oscuro è spregiudicato, capace di uccidere e
calpestare gli altri... ciò che hai mostrato di più da quando ci conosciamo.
- E' la vita ad avermi reso così.
- Te ne do atto... sei di buona indole... Sarah. E non posso dimenticare il
rapporto che c'è stato tra noi, nel bene e nel male, in queste settimane. Ma
neanche dimenticare tutto quello che mi hai fatto negli anni. Mi hai fatto
credere che i miei genitori fossero vivi. Hai cercato di convincermi di essere
un'altra persona. Ti sei infiltrato in casa mia assumendo i miei panni. E
chissà quante altre cose che adesso non mi sovvengono.
- Ti do ragione, Peter. Ma tutto questo male ti è stato fatto da Dimitri, non
da Sarah. Non puoi attribuire ai figli le colpe dei padri; io sono solo un
parto di Dimitri.
"E' arrivato a considerare il Camaleonte come suo padre... è forse
schizofrenia?"
- E poi, sei davvero convinto che tenermi rinchiusa sia la soluzione migliore?
Non vuoi darmi la possibilità di redimermi, di continuare questa vita
"normale" che faticosamente ho messo su?
- Non posso rischiare. Ho già abbastanza morti sulla coscienza. Ti prego di
capire la mia posizione e di non fare mosse azzardate.
- Quindi nessuna chance?
Peter è attento al suo senso di ragno, per prevedere reazioni violente da parte
della ragazza. Ma non segnala alcunché.
- Mi rincresce…
- Fai ciò che ritieni giusto, Peter.
E un pugno la colpisce in pieno volto, facendola svenire.
- Peter?! – gli si avvicina sorpresa sua moglie.
- Non è rabbia, ma semplice precauzione. Devo… devo legarlo e fare un paio di
telefonate…
- Tutto a posto? – gli chiede, abbracciandolo.
- Diciamo che sono contento che quest’incubo sia finito… ma… è inutile legarlo,
se può trasformarsi in qualsiasi cosa, forse… ci sono dei sonniferi, in casa?
- Ora che ci penso… la zia usa un sonnifero in gocce…
- Perfetto. Svuota quasi tutta la boccetta in un po’ d’acqua e fagliela bere. E
cerca di non farlo strozzare.
La donna vorrebbe chiedere “Perché a me questo compito ingrato?” ma non lo fa.
Suo marito è visibilmente sconvolto dalle ultime rivelazioni. Come lei del
resto. Se solo pensa che il Camaleonte ha vissuto in casa loro per tutti quei
mesi…
Ancora pensieroso, Peter prende la cornetta del telefono più vicino, con una
certa difficoltà (ha la mano ancora ustionata a causa dell’incidente nel
tunnel, nonché tremolante per l’agitazione) e digita il numero di casa.
- Pronto!? – gli risponde una voce evidentemente in ansia.
- Ben, sono Peter…
- Peter! Dov’eri finito?
- Sono da Mary Jane. Qui è successo di tutto, ma… volevo solo dirvi che stiamo
bene, è tutto finito.
- E Sarah?
- Io… ti racconto tutto più tardi, ti richiamo, va bene? Ah… rimarremo qui per
qualche giorno, tu ed Helen sarete completamente soli…
- Va bene… ah, Peter… sono primo nella graduatoria!
- Parli del concorso? Complimenti! – urla Peter, contento di passare ad un
argomento più piacevole.
- Grazie… a dopo, allora…
Non riattacca nemmeno, pochi secondi dopo sta già squillando un altro telefono,
a New York.
- Chi parla? – dice una donna.
- Ashley, sono Peter…
- Da dove chiami? Non conosco questo numero… - dice la donna, dando un’occhiata
al display del cellulare.
- Sono a Miami, da Mary Jane. Devo chiederti un favore…
- Se posso…
- Devi mandare qui una tua squadra, a ritirare un paziente con molta
discrezione.
- Come un paziente? Di chi parli?
- Dimitri Smerdyakov.
Quel nome significa molto per lei, è stato uno dei pazienti più interessanti
della sua carriera di psichiatra criminale.
- Scherzi, vero? Il Camaleonte è morto!
- Non è così, purtroppo… è divenuto Sarah Finn…
La dottoressa tace per qualche secondo, per smaltire la sorpresa.
- Peter, la tua vita è una telenovela di scarso livello.
- A chi lo dici… allora, manderai qualcuno?
- Arriveranno prima possibile, contaci.
New York, Wave Tower.
Ben Reilly sta ancora esultando in maniera particolare, saltando
qua e là per l’appartamento come solo un metaumano saprebbe fare.
- Che bello! Ho vinto il concorso, Peter sta bene e presto potremo farci una
nuova vita… insieme! – dice, atterrando comodamente accanto ad Helen, che lo
stava osservando divertita.
- Non ti sembra una contraddizione, Ben?
- Cosa? – chiede il ragazzo, vedendo che l’atmosfera si fa più riflessiva e
meno euforica.
- Vogliamo fare di tutto per fuggire dalle eredità di Peter e Gwen... eppure
stiamo insieme.
- Ti capisco, Helen... ma non è questo il punto. Abbiamo entrambi avuto
esperienze terribili, da quando siamo stati… creati. Abbiamo amato persone che
poi sono scomparse dalla nostra vita, in un modo o nell'altro. E siamo cloni.
Una relazione si fonda anche e soprattutto sulla comprensione reciproca... chi
più di noi due può capire le esperienze dell'altro? E' questo che ci mette in
sintonia... è questo che è scattato tra di noi, su quel Blackbird... i fantasmi
di Peter e Gwen possiamo considerarli come... modelli, o guide, per quello che
ci aspetta. Dobbiamo onorare il fatto che è stato il loro grande amore a
permetterci di nascere e di stare insieme, oggi... loro sono stati separati e
noi possiamo continuare ciò che è stato tragicamente interrotto.
Helen sta per commuoversi dall’emozione. Abbraccia Ben e lo bacia. Rimangono
avvinghiati l'un altro per parecchi minuti.
- Ben... è stato un pensiero bellissimo... hai dissipato ogni mio dubbio.
- Pensi che sfonderebbe una mia raccolta di poesie? – dice, spezzando la magia
del momento come solo lui sa fare, a volte. Ricorda le conseguenze che ebbe un
gesto del genere con Jessica Carradine…
- Stupido – lo chiama Helen, prendendo un cuscino e sbattendoglielo in faccia,
ridendo a crepapelle
Un minuto dopo la battaglia, una lampadina immaginaria si illumina sul capo di
Ben.
- Ah! Anche se non amo l’idea di essere… per così dire,
raccomandato… devo chiamare Matt Murdock e comunicargli il risultato del
concorso. Con le valutazioni eccellenti che ho avuto, penso sarà ancora più
facile convincere il suo amico di San Francisco ad ammettermi nel suo corpo di
polizia, no?
- Penso che dovrebbe esserne onorato…
- Non usiamo paroloni – le sorride Ben – anche perché devo ancora risolvere
definitivamente la questione delle impronte digitali…
Casa Watson.
Anna rientra con la piccola May alla mano.
- Ragazzi… tutto bene? – si informa, vedendo Mary Jane alquanto scossa.
- Sì, zia… - la rassicura la ragazza.
- E Peter?
- E’ sotto la doccia…
- No, zia, sono qui – la smentisce Spidey, raggiungendo le ragazze, anche se
ancora in accappatoio e con i capelli bagnati. Non aspetta tempo e prende in
braccio sua figlia.
- Tesoro – le sussurra, con la tipica voce alterata di un adulto che parla ad
un bambino, e le dà un bacio – come va? Non hai visto molto il papà
ultimamente… - dice praticamente a Mary Jane, quasi rimproverandola di
avergli permesso di stare con May solo un paio di mesi della sua vita.
- Vi rifarete del tempo perduto – replica Mary Jane, che ha capito l’antifona.
Per evitare che la discussione degeneri, va ad abbracciare la sua famiglia.
Anna Watson quasi si commuove nell’assistere alla scena.
- Vi lascio solo, ragazzi – si congeda, dirigendosi, chissà perché, verso la
stanza degli ospiti.
- Zia, no! – la ferma subito Peter. In quella stanza è stato adagiato il
Camaleonte, narcotizzato e legato ad una sedia.
- Cosa c’è, caro?
- Ecco… non andare di là… io… prima ho vomitato per le intossicazioni e… devo
ancora pulire. Non vorrei si rivoltasse
lo stomaco anche a te…
Mary Jane lo guarda divertita. In tanti anni di doppia vita, è diventato un
genio nell’inventare giustificazioni!
- Oh – prende atto la donna, con una punta di perplessità – non vuoi che faccia
io?
- Ma no, figurati, zia… lascia fare a me.
Archiviato il problema contingente, Mary Jane non manca di far notare a Peter
che la questione è tutt’altro che risolta.
- Non possiamo tenerlo nascosto per sempre! E neanche addormentato, se è per
questo!
- Lo so, lo so! Vado in farmacia e mi procuro dei tranquillanti da iniettare
endovena… e lo spostiamo in cantina, finché non vengono a prenderlo.
- Ci mancava solo questa… - si lamenta la rossa, portando una mano alla fronte.
- Non sei contenta che sia tutto finito?
- Papà… - chiama la bambina, dall’altra stanza, capitando a proposito. E Peter
accorre da lei, senza farselo ripetere due volte. Come dice sua moglie… deve
recuperare il tempo perduto.
Un paio di giorni dopo…
Con sollievo di tutti, Sarah Finn è stata silenziosamente portata via dagli
agenti del Ravencroft Institute con celerità impressionante, di notte. Anna
Watson ha sentito dei rumori, ma Mary Jane l’ha rassicurata in ogni modo e,
così, non ha avuto il coraggio di chiedere cosa sia successo esattamente, anche
se ha il sentore che ne sia in qualche modo coinvolto l’Uomo Ragno… l’ombra di
quel vigilante aleggia pericolosamente sulla famiglia di sua nipote.
Deve essere responsabile della strana atmosfera che aleggia dall’arrivo di
Peter.
- Allora, partite domani pomeriggio? – chiede a sua nipote, il mattino
successivo alla cattura del Camaleonte.
- Zia, non vorrai rimanere qui da sola un’altra volta! La bambina si è
affezionata moltissimo a te… - le ricorda Mary Jane, sorpresa dalla domanda.
- E anch’io a lei. In effetti… so che una volta a New York diventerei la vostra
baby-sitter ufficiosa… - e a queste parole i coniugi Parker sorridono
imbarazzati – ma questo non vuol dire che mi dispiacerebbe, anzi. Vivere con gente
giovane dà una carica incredibile… penso sia ora di dire addio per sempre alla
Florida, sempre che non sia di disturbo, per voi.
- Saggia decisione, Anna. Vedrai… ti daremo l’onore di cambiare tutti i
pannolini sporchi della bambina.
Tutti ridono, persino la piccola May sembra apprezzare l’umorismo di suo padre
Qualche minuto dopo, i coniugi sono rimasti nuovamente soli con la loro
bambina.
- Credo sia superfluo dire che non salgo neanche morta su un aereo… non
dopo quello che mi è successo con gli Scrier… e non dopo quello che è successo
l’altro giorno!
- Non ne avevo dubbi, cara… non abbiamo particolare fretta, vorrà dire che
andremo a New York con il calesse… - la prende in giro, e Mary Jane
inarca due dita per esprimere la tentazione di accecarlo.
- A parte gli scherzi, io non oso guidare fuori città e non voglio noleggiare
una macchina… e forse è meglio così, visto quante persone muoiono in incidenti
stradali… d’altronde New York è perfettamente raggiungibile in treno, quindi
non ci dovrebbero essere problemi…
- Sempre che non mettano qualche bomba sul vagone in cui siamo seduti noi,
considerata la nostra proverbiale fortuna…
- Ma no, non prendiamola in questi termini… - cerca di sdrammatizzare il Ragno.
- Ah no? Chi era in quel tunnel proprio quando è esploso quel
camion? – gli ricorda con un tono sarcastico.
- Riesci sempre a zittirmi, rossa – conclude, facendola tacere a sua volta con
un bacio.
New York,
attico della Wave Tower.
Qualche giorno dopo.
Il viaggio e il primo trasloco (dalla Florida a New York) sono
stati tranquilli. May non ha dato adito a preoccupazioni, è una bambina
assennata, incredibilmente. Nel tragitto, Peter e Mary Jane hanno avuto modo di
chiarire qualunque genere di questione. E si sentono più uniti di prima,
addirittura.
Il momento peggiore l’ha passato Ben Reilly. Nonostante le grosse aspettative
sul futuro, il resoconto di suoi fratello sulla questione “Sarah Finn” ha
minato la sua salute mentale per poche ore.
”Non è possibile” si ripeteva, chiuso nella sua stanza “ho fatto sesso con il
Camaleonte”. Non riusciva a capacitarsene. Finché ha risolto la questione
scaricando la colpa e la patata bollente su Kaine. “E’ stato lui a volerlo… ed
è stato lui a farlo. Io ho solo assistito”. Incredibilmente, è riuscito a
convincersene. Così, per fortuna, è tornato normale e spensierato, perlomeno a
detta di Helen.
L’appartamento del grattacielo è in fermento a causa del trasloco in corso. I
Parker hanno intenzione di vendere la casa ammobiliata, ma ci sono tutti i loro
effetti personali da portare a Forest Hills, dove hanno deciso di tornare.
L’agente immobiliare ha confessato loro che sarà difficile vendere la casa,
vista la cattiva fama che hanno i grattacieli, in questo periodo, e soprattutto
questo, che ha la nomea di essere invaso dai fantasmi, dopo l’attacco di
D’Spayre. Ma non disperano, prima o poi se ne disfaranno.
Ben Reilly ed Helen Spacey stanno giocando con la bambina, quando Peter li
interrompe.
- Allora è tutto sistemato? Andrai a San Francisco?
- Per come stanno ora le cose, sì. E, anche se non volessi, non posso ancora
appoggiarmi a voi, ho disturbato troppo.
- Perché dici questo?
- Era l'influenza di Kaine a farmi rimanere qui... non aveva voglia di
lavorare, voleva sfruttarci il più possibile. Anche la mia vita sentimentale è
stata molto influenzata dalla sua presenza. Ma adesso posso decidere
liberamente. Ho un posto di lavoro in California ed Helen verrà con me. Il
tempo di organizzarci e lascerò questa casa.
- Sarà molto triste, Ben. Mi ero abituato alla tua presenza.
- Anche per me è difficilissimo lasciarti, ma sia io che lei abbiamo bisogno di
costruirci una vera vita, lontani da New York e dal ricordo del mondo che
abbiamo ereditato. Cambiare ambiente è la cosa migliore.
I due fratelli genetici si abbracciano. E’ una svolta, quella che si preparano
a compiere.
- Adesso devo andare a sbrigare qualche faccenda… ci vediamo più tardi.
Chiusa la porta di casa un minuto dopo, si imbatte in una persona sgradita.
Charlotte Witter, la Donna Ragno.
- Signor Parker… - lo saluta la donna, con fare suadente, mentre infila la
chiave nella sua toppa – è vero che vi state trasferendo?
- Proprio così… sarà un vero peccato non incrociarci più sul pianerottolo – le
dice, con tutta l’ipocrisia di cui è capace. E’ sempre stato inquieto all’idea
di abitare accanto a quella vigilante, di cui non ha ancora afferrato le
reali intenzioni. Finché si atteggia da eroina, non la intralcerà. Di certo non
gli dispiace allentarsene, non foss’altro per proteggere la sua identità
segreta.
- Concordo – gli risponde, squadrandolo vogliosa da capo a piedi.
- Alla prossima Charlotte – la saluta Peter, mentre le porte dell’ascensore si
chiudono in un gesto salvifico.
Il tempo di attraversare mezza Manhattan e il Ragno torna alla fondazione
TriCorp dopo una settimana di assenza. Gli agenti della sicurezza, gli uscieri,
i colleghi lo salutano calorosamente. Persino una persona che gli mette i
brividi.
Il dottor Octopus.
”E sono due, nel giro di un’ora. Manca solo Javier Caldrone” pensa sconsolato
Spidey.
- Salve, Parker… chi non muore si rivede.
- Salve, Octavius… potrei dire lo stesso – lo saluta, passando ad altri. Non
riesce ancora a capacitarsi che Otto lavori lì, dopo quello che ha scoperto su
di lui. Di certo gli sta concedendo il beneficio del dubbio.
Ma ha altro a cui pensare. Deve andare a parlare con il dottor Twaki, lo ha
chiamato personalmente.
- Devo riferirle delle ottime notizie, Parker, insieme ad una più… controversa
– lo prepara il suo capo.
- Non mi tenga sulle spine… - gli chiede Peter - e forse è meglio se parte
dalle buone.
- Come desidera. Innanzitutto, i miei più sentiti complimenti per la sintesi
del polimero a ragnatela. Mai visto niente del genere, ed evidentemente lo
stesso vale per le dozzine di industrie nel mondo che hanno chiesto di
sfruttarne il brevetto.
- Oh, ne sono… lusingato – confessa Peter a bocca aperta. Non sperava in un
tale successo.
- A ragione. Per questo merita una promozione…
- Promozione? – gli fa eco, sempre più sorpreso.
- Certo. Ho pensato di farla diventare responsabile del settore chimico. La
stuzzica l’idea?
- Bé, io… sarebbe fantastico.
- Condivido. Ma vogliamo parlare del Progetto HIV? La sperimentazione sta
superando ogni nostra aspettativa. Il suo gruppo verrà probabilmente nominato
per il Premio Nobel.
- Cosa?
Ormai non dovrebbe stupirlo più niente, ma continua a rimanere a bocca aperta
per il tran tran di notizie.
- Ha capito bene… io penso ci siano ottime probabilità che vinciate, sempre che
la sperimentazione si concluda in maniera degna. Del resto abbiamo tutto il
tempo per dimostrare che la cura esiste e funziona.
Dopo qualche secondo di silenzio, Peter si riassesta sulla sua sedia di fronte
alla scrivania, e domanda:
- Ok… qual è la brutta notizia?
- Non la definirei esattamente così… diciamo che conosco i suoi spiacevoli
trascorsi con gli Osborn… e…
- E?
- Come lei sa, noi siamo una semplice fondazione senza scopo di lucro della
Triple Corporation…
- Un modo legale per evitare di pagare troppe tasse – lo anticipa Peter, nella
speranza di arrivare al sodo.
- Già. Il punto è che la TriCorp sembra in trattative per rilevare grosse
industrie del settore tra cui la Morelle Pharmaceuticals, le Bryce Industries,
in Europa… e la Osborn Chemicals. C’è un movimento di azioni molto grosso ed è
prevista a giorni un’offerta pubblica di acquisto.
Twaki ha citato proprio delle aziende poco pulite, o comunque in difficoltà
economica… non ultima l’industria che fu di Goblin. O quella che ha dato vita a
Facade e Nightwatch.
- Non… non penso sia un problema, potrebbe essere un modo per incrementare la
ricerca, se aumentano i fondi… - tenta di scorgere il lato positivo il Ragno.
- Anch’io cerco di vederla in questo modo… anche se, in caso di successo della
transazione, la TriCorp Foundation come la viviamo oggi non esisterebbe più.
E l’Uomo Ragno cerca di immaginare il futuro… e, in questo senso, potrebbe non
essere roseo come il presente. Ma, al momento, non potrebbe importargliene di
meno.
Forest Hills, Queens. Qualche
giorno dopo.
Ed ecco qua, finalmente, la famiglia Parker che torna a casa. Ben ed Helen sono
già partiti, mentre loro stanno per rientrare in un mondo risalente ad anni
prima.
Peter non aveva voluto affittare a nessuno la casa dei suoi zii… troppo
impregnata di ricordi, per lo più piacevoli. E dopo l’alienante esperienza in
quell’attico della Wave Tower (nome assurdo, tra l’altro), dove ha vissuto la
morte di Mary Jane e drammatici scontri con pazzi criminali, tra
cui Goblin, Carnage e Glitternight… questo ritorno alle origini
assume un valore ben più profondo.
- Casa dolce casa – bisbiglia il Ragno, varcando la soglia della villetta.
Per fortuna hanno chiamato un’impresa di pulizie per rimetterla a nuovo… e
adesso è perfettamente abitabile. La piccola May scappa subito dalle mani di
sua madre e si mette a correre, non senza incertezze, per la casa.
L’appartamento appena lasciato le stava troppo stretto.
- May, dove vai!? – la rincorre Mary Jane. Peter sorride, guardando la zia di
sua moglie, che ricambia il sorriso impregnato di tenerezza. La presenza di
Anna gli fa notare l'assenza di zia May, accantonata con successo nel corso dei
mesi... in fondo c'è riuscito una volta[13]. Ma per Peter non è stato facile
digerire il doppio lutto (e quindi la doppia perdita) di May Reilly. Solo il
ritorno inaspettato di Ben, Mary Jane e della piccola May lo ha salvato dalla
depressione. Ma ancora si chiede come fa a stare senza di lei, soprattutto dopo
aver avuto un contatto con lei. E’ un
ragazzo forte e supererà anche questo…
Tutti indaffarati a riporre vestiti e oggetti al giusto posto, Peter non è da
meno ed è in cantina, a rinvangare ricordi… e a cercare un posto sicuro dove
riporre la sua “attrezzatura” da eroe. Non mentirà a se stesso né agli altri:
ha capito che l’Uomo Ragno è un aspetto inscindibile della sua personalità e
non vi rinuncerà volontariamente. Ma adesso è con la sua famiglia… con le
persone che ama, ed è questo che conta di più.
E’ questa la responsabilità più grande.
FINE?
"Ogni poesia epica o drammatica può in ogni caso rappresentare soltanto
uno sforzo, un'aspirazione attiva, una lotta per la conquista della felicità
stessa, durevole e duratura. Essa conduce il suo eroe attraverso mille
difficoltà e pericoli sino alla meta: non appena questa è raggiunta, subito
lascia cadere il sipario. Null'altro, infatti, le resterebbe, se non mostrare
che la luminosa meta, nella quale l'eroe sognava di trovare la felicità, ha
beffato anche lui."
Schopenauher, "Il mondo come volontà e
rappresentazione"
L’epopea dell’Uomo Ragno ricomincia da zero sul #26!
[1] Su L’Uomo Ragno#9.
[2] Il classico Watchmen di Moore, ovviamente.
[3] Correte a leggere Villains#6, se ve lo siete perso!
[4] Non a caso! Su Webspinners#1 il motivo…
[5] Sull’#8.
[6] V. L’Uomo Ragno 182, Marvel Italia.
[7] Nell’#8.
[8] V. Quasar#22.
[9] Nella serie Werewolf by night.
[10] Vedi anche Webspinners#1.
[11] Su Villains#3.
[12] V. #Speciale Guerra dei Mondi.
[13] L’Uomo Ragno 186/272, Marvel Italia